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Tartarughe marine, nidi record e sfide lungo le coste italiane con il supporto del WWF

Aumento delle nidificazioni di tartarughe marine caretta caretta in Italia nel 2025, con iniziative del WWF per la protezione e il monitoraggio, ma persistono gravi minacce ambientali e antropiche.

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La stagione di nidificazione delle tartarughe marine caretta caretta in Italia registra segnali positivi grazie al WWF, che monitora e protegge nidi e individui, affrontando però minacce ambientali e antropiche con una rete di centri di recupero e progetti di ricerca. - Unita.tv

La stagione di nidificazione delle tartarughe marine caretta caretta in Italia ha preso il via con segnali positivi, con numeri importanti nelle colonie già monitorate. Il WWF, da diversi anni impegnato nella tutela di queste specie lungo le coste, registra un aumento delle deposizioni protette e una mobilitazione diffusa tra i volontari e le autorità locali. Contemporaneamente, emergono problemi legati alla mortalità elevata dovuta a fattori ambientali e antropici. Viene inoltre rafforzata la collaborazione tra centri di recupero e comunità locali per la salvaguardia di questi animali.

Nidificazione 2025: numeri e località principali in italia

L’estate 2025 mostra un incremento delle deposizioni di tartarughe marine caretta caretta lungo le coste italiane. A metà giugno risultano già 26 nidi verificati e protetti secondo il monitoraggio WWF, con una previsione di almeno 2000 piccoli destinati a schiudersi entro la fine della stagione. La Sicilia occupa un ruolo centrale: più di 24 nidi sono stati localizzati, soprattutto nel Siracusano e Ragusano, con un caso rilevante anche ad Agrigento, proprio nella zona di Porto Empedocle. In Calabria e Toscana sono stati rintracciati nidi, quest’ultimo rappresenta un evento raro per la zona di Marina di Massa.

Monitoraggio e dati record

Le tracce recentemente individuate, tra località come Giallonardo e Torre Salsa, lasciano supporre che l’anno potrebbe superare i record del 2024. In quell’anno il WWF aveva censito circa 250 nidi e la nascita di oltre 13.700 tartarughine nel Mediterraneo italiano. L’attività di monitoraggio, che coinvolge volontari e specialisti, si concentra su protezione e salvaguardia delle aree di deposizione per evitare danni e disturbi. Questi dati fotografano un quadro incoraggiante per la specie, considerando il suo stato di vulnerabilità.

Eventi e iniziative per la giornata mondiale delle tartarughe marine

Per anticipare la Giornata Mondiale delle Tartarughe marine prevista il 16 giugno, il WWF ha organizzato eventi simbolici il 15 giugno in Puglia e Basilicata. A Molfetta, sulla spiaggia di Prima Cala, sono state liberate due tartarughe precedentemente curate nel Centro Recupero WWF locale. Alla cerimonia hanno preso parte rappresentanti della Capitaneria di Porto, sottolineando l’importanza di restituire questi esemplari al loro ambiente naturale.

Contemporaneamente, a Policoro , l’Oasi WWF ha aperto le porte ai cittadini per un Open Day. Qui i visitatori hanno potuto osservare da vicino il centro di recupero, conoscere le attività svolte dagli esperti e approfondire le tecniche di cura degli animali feriti. Queste iniziative puntano a coinvolgere comunità e turisti, richiamando l’attenzione sugli sforzi per la conservazione e sulla delicata realtà che affligge le tartarughe marine.

Centri di recupero e cura: una rete attiva tutto l’anno

Il WWF gestisce una rete di quattro centri di recupero attivi in Italia: Molfetta, Policoro, Crotone e Torre Guaceto. Nel 2024 questi centri hanno accolto oltre 300 tartarughe marine ferite o in difficoltà, soccorse grazie a segnalazioni di cittadini e pescatori. Le cause di ferimento più frequenti riguardano impatti con barche, intrappolamenti in attrezzi da pesca e ingestione di plastica.

Questi luoghi garantiscono assistenza veterinaria prolungata e, al termine delle cure, la liberazione degli esemplari in mare aperto. I centri operano tutto l’anno e collaborano strettamente con la Guardia Costiera e le comunità locali. L’interazione con i pescatori artigianali si rivela fondamentale per intervenire tempestivamente e ridurre il numero di animali in pericolo. Il coinvolgimento diretto della popolazione aiuta a rafforzare la rete di sorveglianza lungo le coste italiane.

Mortalità e minacce alle tartarughe marine nel mediterraneo

La presenza di tartarughe marine sulle coste italiane non è esente da criticità. In Calabria sono state rinvenute 55 carcasse dall’inizio del 2025, un dato preoccupante con 7 ritrovamenti solo nelle ultime due settimane. In diverse aree del Lazio si parla apertamente di una “strage”, mentre la provincia di Taranto ha contato 140 decessi nell’arco del 2023. Le specie coinvolte sono caretta caretta, la tartaruga verde e la tartaruga liuto.

Le principali cause sono pesca accidentale, collisioni con imbarcazioni e disturbi durante la nidificazione. L’inquinamento, inclusa la presenza di microplastiche, rappresenta un elemento dannoso ancora in fase di studio approfondito ma visibile in tutta la catena alimentare marina. L’innalzamento delle temperature dovuto al cambiamento climatico genera modifiche nei punti di deposizione e altera il rapporto tra nascite maschili e femminili, con un aumento significativo della femminilizzazione. In queste settimane il Mediterraneo occidentale ha registrato una anomalia termica con acque superficiali superiori fino a 3-3.5°C rispetto alla media del ventesimo secolo.

Impatti ambientali e sociali

“L’inquinamento e il cambiamento climatico rappresentano minacce sempre più gravi per le tartarughe marine” commentano gli esperti impegnati sul campo, evidenziando la necessità di una risposta coordinata.

LIFE ADAPTS: ricerca e strategie per l’adattamento climatico

Il WWF partecipa al progetto LIFE ADAPTS, finanziato dall’Unione Europea, che coinvolge sette enti di Italia, Grecia e Cipro. Guidato dal Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, il progetto affronta le conseguenze della crisi climatica sull’habitat e su specie come le tartarughe marine e le foche monache.

L’iniziativa impiega diverse tecnologie avanzate, tra cui eDNA, droni, fototrappole e telemetria satellitare, per monitorare con precisione la fauna e individuare le aree più a rischio. Sul fronte sociale, coinvolge le comunità locali per mettere in pratica misure di protezione e per elaborare soluzioni replicabili su scala più ampia. L’obiettivo è salvaguardare in modo concreto le spiagge di nidificazione, sviluppando metodi capaci di fronteggiare gli effetti dei cambiamenti climatici.

Come comportarsi in presenza di tartarughe marine e nidi

Il contributo di cittadini, pescatori e semplici bagnanti è decisivo per la tutela delle tartarughe marine. In caso di avvistamenti è fondamentale rispettare alcune regole. Prima di tutto, le tartarughe durante la deposizione vanno osservate da lontano senza interferire e senza toccarle. È importante non ostacolare il loro percorso verso il mare o l’area di deposizione.

La luce artificiale sulle spiagge nelle ore notturne può confondere le tartarughe neonate, che rischierebbero di dirigersi verso l’interno invece che verso il mare. Spegnere ogni fonte luminosa è quindi essenziale per indirizzarle correttamente. Se si incontrano tracce o nidi, vanno segnalati subito agli operatori locali come il WWF, la Guardia Costiera o i centri di recupero, evitando di calpestare o spostare la sabbia.

Nel caso di animali spiaggiati o feriti, non bisogna agire in modo autonomo. La chiamata al numero della Guardia Costiera o al centro di recupero più vicino va effettuata subito. Anche una foto può facilitare i soccorsi, contribuendo a una diagnosi precisa e a un intervento rapido. La collaborazione e il rispetto delle regole possono fare la differenza per la sopravvivenza di queste specie protette.