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Studio conferma la cancerogenicità del glifosato e rilancia il divieto di utilizzo in europa

Il dibattito sul glifosato si intensifica dopo uno studio dell’Istituto Ramazzini, che evidenzia un legame tra l’erbicida e tumori, sollecitando una revisione urgente delle autorizzazioni da parte della Commissione europea.

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Uno studio dell’Istituto Ramazzini evidenzia il potenziale effetto cancerogeno del glifosato, sollevando dubbi sulla sicurezza del suo uso approvato dalla Commissione europea e chiedendo una revisione urgente delle autorizzazioni. - Unita.tv

Negli ultimi anni il glifosato è tornato al centro del dibattito pubblico per la sua presunta pericolosità sulla salute umana e sull’ambiente. Nonostante l’autorizzazione della Commissione europea a proseguire l’uso di questo erbicida per altri dieci anni, nuove evidenze scientifiche mettono in discussione questa decisione. Uno studio recente condotto dall’Istituto Ramazzini di Bologna offre dati aggiornati e dettagliati sul legame tra glifosato e tumori. Questo lavoro alimenta una richiesta di revisione urgente delle autorizzazioni e un’azione immediata da parte delle istituzioni italiane ed europee.

Il glifosato tra uso agricolo e contaminazione ambientale

Il glifosato è un erbicida sistemico introdotto sul mercato negli anni Settanta, originariamente brevettato dalla multinazionale Monsanto. Nel mondo viene utilizzato più di qualsiasi altro diserbante per la sua capacità di eliminare piante infestanti e, in alcune aree, per accelerare la maturazione del grano. Il prodotto agisce rapidamente, passando dalle foglie al resto della pianta e infine contaminando il terreno. Nel suolo il glifosato può persistere per anni, entrando a contatto con ecosistemi delicati.

Questa sostanza, oltre a eliminare le erbe indesiderate, distrugge l’equilibrio biologico del terreno impoverendo la fertilità dei suoli. Le falde acquifere sono a rischio di contaminazione, con conseguenze dirette sulla qualità dell’acqua potabile. Oltre a questo, residui di glifosato si accumulano nel cibo, nell’aria e nell’acqua, aumentando l’esposizione indiretta delle persone. Sono state anche rilevate tracce in alimenti di consumo quotidiano, sollevando preoccupazioni sui limiti di sicurezza stabiliti dalle autorità europee.

Risultati e evidenze dello studio ramazzini

A distanza di oltre dieci anni dall’inizio delle ricerche, il Centro di Ricerca sul Cancro dell’Istituto Ramazzini ha pubblicato un’analisi pubblicata sulla rivista Environmental Health che getta nuova luce sugli effetti del glifosato. Lo studio è stato guidato da una equipe composta da Simona Panzacchi, Eva Tibaldi e da esperti internazionali come Philip J. Landrigan, Fiorella Belpoggi e Daniele Mandrioli.

La ricerca ha valutato gli effetti dell’esposizione a dosi di glifosato vicine a quelle comunemente tollerate nei regolamenti europei, riscontrando un aumento chiaro e dose-dipendente di tumori sia benigni che maligni nei topi sia maschi sia femmine. Sono state inoltre osservate insorgenze precoci di tumori e livelli più alti di mortalità legata a queste neoplasie. Questi dati confermano un effetto cancerogeno che fino a oggi risultava controverso per alcune autorità.

Dubbi sulla sicurezza e standard europei

La pubblicazione aggiunge elementi precisi e scientifici che mettono in dubbio la sicurezza dell’erbicida. Le conclusioni del gruppo Ramazzini indicano che gli attuali standard europei sulla cosiddetta “dose giornaliera ammissibile” non sono sufficienti a garantire l’assenza di rischi rilevanti per la salute. Lo studio fa emergere una correlazione diretta tra esposizione anche minima e insorgenza di malattie tumorali gravi.

Richieste di stop e reazioni dalle associazioni italiane

Dopo la diffusione dello studio, Slow Food Italia ha rilanciato l’appello a fermare l’uso del glifosato e a vietarne la produzione, almeno nel nostro paese. Barbara Nappini, presidente dell’associazione, ha chiesto al governo italiano e alla Commissione europea di rivedere con urgenza le proprie posizioni, mettendo la protezione della salute pubblica davanti agli interessi economici dei gruppi che producono e distribuiscono l’erbicida.

La rappresentante di Slow Food ha sottolineato l’importanza di considerare la vita umana come un valore fondamentale, superiore ai profitti delle lobby dell’agroalimentare. In modo esplicito si è chiesta la sospensione immediata della vendita e la fine delle esportazioni di glifosato, finché nuove ricerche confermino sicurezza effettiva.

Slow Food ha anche ringraziato la squadra guidata da Fiorella Belpoggi per l’impegno e i sacrifici affrontati nel condurre uno studio lungo e complesso. L’associazione invita tutte le istituzioni e i cittadini a guardare con attenzione ai dati pubblicati, influenzando così le decisioni in materia di regolamentazione e tutela ambientale.

Complessità regolatorie e posizione della commissione europea

La Commissione europea aveva già affrontato numerosi dibattiti sul glifosato, dopo la classificazione del 2015 da parte dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro che lo aveva indicato come “probabilmente cancerogeno”. Nonostante ciò, Bruxelles ha autorizzato l’uso per altri dieci anni, giudicandolo non pericoloso nelle condizioni attuali di impiego.

Controversie e politiche europee

Questa discrepanza tra Iarc e Commissione europea crea un nodo irrisolto nelle politiche europee. La regolamentazione deve infatti conciliare la protezione della salute con le richieste di molti agricoltori e produttori agricoli che vedono nel glifosato uno strumento importante per gestire le colture. Gli interessi economici e politici dietro questa decisione sono considerati rilevanti, eppure le evidenze scientifiche nuove come quelle pubblicate dall’Istituto Ramazzini complicano il quadro.

La questione rimane aperta e delicata. Molti Stati membri potrebbero adottare misure più restrittive a prescindere dall’indirizzo europeo, soprattutto dopo l’allarme sollevato dalla comunità scientifica. La sorveglianza sulla presenza di glifosato negli alimenti e nell’ambiente sarà indispensabile per monitorare nel tempo gli effetti di questo erbicida molto diffuso.