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Il ricordo del professor gabriele anelli sull’incendio della facoltà di agraria dell’università della tuscia

Gabriele Anelli riflette sulla sua esperienza alla facoltà di agraria dell’università della Tuscia, evidenziando il legame con la città di Viterbo e i traguardi raggiunti nonostante le sfide.

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L’articolo racconta il legame profondo di Gabriele Anelli, docente emerito e fondatore della facoltà di agraria dell’università della Tuscia, con la nascita, lo sviluppo e le sfide dell’ateneo, inclusi il devastante incendio del 2025 e le prospettive future. - Unita.tv

L’incendio che ha devastato la facoltà di agraria dell’università della Tuscia il 4 giugno 2025 ha lasciato un segno profondo in chi ha contribuito alla nascita e alla crescita dell’ateneo. Gabriele Anelli, docente emerito di enologia e tra i fondatori storici della facoltà, ripercorre quegli anni, raccontando la trasformazione di un luogo che per molti, compreso lui, è stato molto più di un semplice ambito di lavoro o studio.

Gabriele anelli e il valore della facoltà di agraria nella sua vita

Nato nel 1940, Gabriele Anelli ha trascorso gran parte della sua esistenza tra quei corridoi, lì dove la facoltà di agraria ha preso forma e si è evoluta. Il suo legame con l’università è iniziato ben prima della sua nascita come struttura autonoma. Il padre, impegnato nella bonifica dell’agro pontino grazie al comparto agrario dell’opera nazionale combattenti, ha segnato il suo percorso. Anelli si è laureato in chimica a Torino e successivamente, dopo varie esperienze, si è unito all’università di Pisa come docente. Nel 1979 ha vinto il concorso e ha iniziato a insegnare industria agraria, prima di essere chiamato a contribuire alla creazione della facoltà di agraria di Viterbo.

Quando Anelli fu chiamato dalla facoltà di agraria, la struttura dovevano costruirla praticamente da zero. Santa Maria in Gradi, sede originaria, era un vecchio carcere con celle anguste. La trasformazione di questo luogo in un ambiente universitario, l’adattamento della zona del Riello, allora campagna aperta, fu un lavoro che andava ben oltre la didattica. Anelli si definisce fra i pionieri di quella fase, coinvolto negli sforzi materiali e organizzativi per far diventare l’università una realtà autentica.

La fondazione dell’università della tuscia e la reazione della città di viterbo

Agli inizi degli anni ’80 Viterbo era una città tranquilla, con un tessuto sociale radicato, poco abituata alla presenza degli studenti universitari. C’era una certa diffidenza da parte di alcuni settori, soprattutto quelli che temevano che l’arrivo di giovani potesse alterare la vita cittadina. In quel momento la facoltà di agraria era l’unica in tutto il Lazio nel suo campo e si avviò rapidamente a diventare una delle più rilevanti d’Italia.

Nel giro di tre anni, gli iscritti superarono i 2000. Anelli ricorda che, sebbene la città non abbia propriamente “accolto” l’università con entusiasmo, si è poi adattata e abituata a convivere con questa presenza. Le aspettative e la realtà camminavano su binari paralleli; la creazione di un ambiente universitario era un progetto di grande dedizione, fatto più di persone che di infrastrutture. Il professore evidenzia che all’epoca l’università era vista soprattutto come una nuova “casa” per studenti provenienti da fuori, generando sviluppo ma anche qualche sospetto.

Il rapporto con il professor scarascia e le strategie per l’università

L’ingegnere ed ex rettore prof. Scarascia Mugnozza è stato una figura chiave nel percorso che ha portato alla nascita e consolidamento dell’università della Tuscia. Gabriele Anelli ricorda la sua capacità di intercettare i fondi pubblici e di spingere per un’espansione più ampia, con l’apertura di nuove facoltà come beni culturali e biologia, e per aumentare il numero degli studenti fino a dodicimila.

Anelli aveva una visione diversa: voleva concentrare le risorse nella facoltà di agraria, rendendola punto di riferimento europeo. È noto come questo progetto non si sia completamente realizzato, ma ha comunque segnato il carattere dell’ateneo. Il dialogo tra i due personaggi ha rappresentato uno scontro di idee sulle priorità, anche se si riconoscono vicendevolmente l’impegno e la determinazione.

Il sogno di un campus con residenze per studenti e docenti non si è concretizzato, ma rimane un rimpianto per Anelli che ha vissuto un anno in America per studio, dove quegli spazi esistono da tempo. Il desiderio di integrare la vita universitaria con la vita cittadina attraverso la presenza stabile di studenti e docenti era un progetto a lungo termine, non ancora realizzato.

I traguardi e la vita universitaria nella facoltà di agraria

Anelli si mostra orgoglioso dei risultati del lavoro svolto con i colleghi e degli allievi formati nel corso degli anni. Tra i nomi più noti c’è Riccardo Cotarella, enologo di fama che ha collaborato strettamente con l’università e ha ricevuto la laurea honoris causa. L’ateneo ha formato molte figure importanti nel campo vitivinicolo e agronomico.

Gli anni ’80 e ’90 hanno visto una vita universitaria viva, con momenti di confronto e crescita. Anelli descrive un ambiente accademico meno rigido di quanto si possa immaginare, in cui i professori più capaci spingevano i giovani a coltivare il talento e ad acquisire esperienze all’estero. Le cerimonie di apertura dell’anno accademico, con lectio magistralis di rilievo, rappresentavano occasioni significative per tutta la comunità.

Il ruolo di docente di Anelli si è sviluppato in una fase in cui l’università, pur con i suoi limiti, ha costruito le basi di una realtà solida e riconosciuta, senza perdere di vista la funzione culturale e formativa oltre che professionale.

L’attuale vita di anelli e le prospettive per il futuro dell’ateneo

Oggi Gabriele Anelli vive a Viterbo, nel centro storico, in un edificio che ha risistemato con la moglie dopo aver lasciato l’università da oltre quindici anni. Con altri ex professori ha fondato un’associazione culturale, Excursus, per mantenere vivi i legami con il passato accademico e condividere interessi intellettuali.

Il ricordo dell’incendio accende in lui un dolore particolare, legato al simbolo di una “casa” bruciata, dove ha trascorso più tempo che altrove. Nonostante la sofferenza, conserva una speranza che la facoltà di agraria possa risorgere e ritrovare quello spazio perduto.

Il racconto di Anelli offre uno spaccato prezioso di un pezzo di storia poco noto all’esterno, ma fondamentale per comprendere il percorso di un’università, la sua relazione con la città e le persone che hanno dedicato gran parte della loro vita a un progetto comune.