Sequestrati telefoni e coltelli rudimentali nella seconda sezione di regina coeli a roma
Durante una perquisizione nella seconda sezione di Regina Coeli, la polizia penitenziaria di Roma ha sequestrato telefoni cellulari e coltelli rudimentali, evidenziando un crescente problema di sicurezza nelle carceri italiane.

La polizia penitenziaria di Roma ha sequestrato telefoni e coltelli nella seconda sezione di Regina Coeli, evidenziando l’aumento di oggetti vietati nelle carceri italiane e la necessità di potenziare sicurezza e tecnologie per tutelare personale e detenuti. - Unita.tv
Durante una perquisizione straordinaria effettuata questa mattina nella seconda sezione della casa circondariale di regina coeli, il personale della polizia penitenziaria di roma ha scoperto e sequestrato diversi telefoni cellulari e coltelli rudimentali. L’operazione, riportata dal sindacato autonomo polizia penitenziaria , mette in luce un problema che cresce all’interno degli istituti penitenziari in tutta italia.
L’intervento nella seconda sezione di regina coeli
L’azione della polizia penitenziaria si è svolta questa mattina all’interno della seconda sezione di regina coeli, uno dei penitenziari più noti e frequentati di roma. Durante il controllo straordinario, gli agenti hanno rinvenuto numerosi telefoni cellulari utilizzati in modo illecito, oltre a coltelli artigianali nascosti in vari punti della struttura.
Problematiche degli oggetti vietati
Le scoperte indicano come la presenza di questi oggetti vietati stia aumentando all’interno del carcere. I telefoni rappresentano infatti uno strumento di comunicazione non autorizzata che può favorire attività illecite anche dall’interno della prigione. I coltelli, dal canto loro, costituiscono una minaccia alla sicurezza sia per il personale che per i detenuti.
La perquisizione straordinaria è un’operazione complessa che richiede preparazione e coordinamento, vista la natura delicata del contesto carcerario. Gli agenti impegnati hanno dimostrato grande professionalità nel gestire la situazione e nell’individuare gli oggetti vietati senza provocare disordini. Questa efficacia è stata evidenziata dal segretario del sappe per il lazio, maurizio somma, che ha sottolineato come questi interventi confermino i rischi quotidiani con cui si confrontano gli agenti di polizia penitenziaria.
Le difficoltà quotidiane del personale penitenziario
Il lavoro della polizia penitenziaria nelle carceri italiane si svolge in condizioni spesso difficili e con risorse limitate. Maurizio somma parla di turni doppi, assenza di riposi e organici ridotti che rendono pesante l’impegno quotidiano dei poliziotti.
Nonostante tutto, gli agenti continuano a svolgere i loro compiti con senso del dovere e abnegazione, ma la situazione rischia di diventare insostenibile se non si interviene con misure adeguate. La presenza crescente di telefoni cellulari e sostanze proibite all’interno delle carceri aumenta il livello di pericolo e mette costantemente alla prova la sicurezza degli operatori e l’ordine degli istituti.
Il sindacato autonomo polizia penitenziaria chiede quindi l’attivazione di un piano d’emergenza a livello nazionale per contrastare con maggior efficacia l’introduzione di questi oggetti, considerati strumenti di controllo delle attività illegali dentro le celle e potenziali pericoli per la convivenza carceraria. Senza un intervento deciso, lo stato di sicurezza rischia di peggiorare ulteriormente.
Richieste del sappe
Le proposte del sappe per migliorare la sicurezza nei penitenziari
Donato capece, segretario generale del sappe, ha espresso soddisfazione per i risultati dell’operazione di oggi ma ha rimarcato come il fenomeno dell’introduzione illegale di telefoni e stupefacenti sia in rapido aumento in tutta italia.
Capece ha richiamato l’attenzione sulla necessità di potenziare la formazione e l’aggiornamento del personale, per permettere agli agenti di affrontare con maggiore competenza e strumenti moderni questo tipo di sfide. Ha suggerito inoltre l’adozione di tecnologie più avanzate, come i body scanner già in uso negli aeroporti, per ogni carcere del lazio e del paese.
Questi scanner possono identificare con precisione oggetti nascosti o pericolosi, dal metallo al legno, dalla ceramica a dispositivi elettronici, oltre a sostanze illecite nascosti in cavità del corpo. L’utilizzo di queste apparecchiature ridurrebbe le possibilità di introdurre illegalmente telefoni, droga o armi, garantendo una maggiore sicurezza per detenuti e personale.
Investire in questi strumenti significa approcciare la sicurezza carceraria come una forma di prevenzione sociale, affrontando alla radice le criticità che derivano dall’infiltrazione di materiali vietati. La proposta del sappe riflette la necessità di misure concrete e tecniche per tutelare il lavoro degli agenti e limitare le attività illecite dentro le strutture penitenziarie.