Processo a viterbo, dieci agenti penitenziari accusati di lesioni su detenuto giuseppe de felice
Dieci agenti della polizia penitenziaria sono accusati di aver aggredito il detenuto Giuseppe De Felice nel carcere di Viterbo, in un caso che solleva interrogativi sulla violenza nelle carceri italiane.

Il processo a Viterbo coinvolge dieci agenti di polizia penitenziaria accusati di aver aggredito il detenuto Giuseppe De Felice nel 2018, con accuse di lesioni aggravate in un contesto di tensioni e violenze carcerarie. - Unita.tv
Il processo che si svolge a viterbo riguarda dieci agenti della polizia penitenziaria, accusati di aver aggredito il detenuto giuseppe de felice nella seconda metà del 2018. L’episodio, avvenuto nel carcere nicandro izzo, è al centro di una vicenda segnata da tensioni e indagini, in un contesto segnato da altri episodi di violenza nelle carceri italiane. Le accuse principali contestate agli agenti riguardano lesioni personali aggravate.
Il contesto dell’aggressione e i fatti denunciati
Il caso risale al 5 dicembre 2018 all’interno del carcere di viterbo. Il detenuto giuseppe de felice venne aggredito per le scale, in un punto privo di telecamere di sorveglianza. La situazione seguiva due eventi tragici avvenuti nei mesi precedenti: l’impiccagione del detenuto hassan sharaf nel luglio 2016 e la morte del detenuto andrea di nino nel maggio 2018. De felice denunciò i fatti attraverso la moglie, che informò un esponente del partito radicale, facendo emergere l’aggressione come un caso di rilievo nazionale.
Racconti di giuseppe de felice
De felice raccontò di essere stato portato via dalla cella dopo una perquisizione e di aver trovato la sua stanza in disordine con oggetti personali danneggiati. Secondo la sua versione avrebbe subito un pestaggio da parte di dieci agenti e, nonostante fosse impossibilitato a difendersi a causa della conformazione delle scale, sarebbe stato colpito ripetutamente da un bastone e a pugni. “Dopo l’aggressione, venni tenuto fuori dall’infermeria e isolato per mezz’ora prima di essere trasferito in un’altra cella e sezione.”
Le testimonianze e l’iter giudiziario
La testimonianza chiave è quella di giuseppe de felice, che ha riferito di non aver riconosciuto tutti gli imputati durante l’identificazione in aula. Ad alcuni imputati avrebbe attribuito direttamente la violenza, mentre altri, come l’agente che avrebbe raccolto e restituito i suoi occhiali rotti, sono stati esclusi da ogni accusa.
I primi accertamenti medici sul detenuto risalgono al 7 dicembre 2018: i due medici che lo visitarono ottennero versioni differenti da de felice sulla dinamica delle lesioni, in un primo momento attribuite a una caduta, in seguito a una rissa con altri detenuti.
Il pm michele adragna ha preso in carico il fascicolo, ereditandolo dal predecessore stefano d’arma. Il processo è affidato al giudice jacopo rocchi, noto per aver condannato altri agenti penitenziari nel 2019 in seguito a fatti simili di violenza dentro il carcere di san gimignano. Gli imputati, un gruppo di dieci agenti, sono difesi da diversi avvocati e rispondono di lesioni aggravate; per tre di loro si aggiungono accuse di calunnia e falso.
Ambiente carcerario e dinamica dell’aggressione
giuseppe de felice, 37enne romano, si trovava a viterbo da poco tempo, dopo il trasferimento dal carcere di rebibbia a roma. La perquisizione nella sua cella e il disordine successivo hanno provocato la reazione del detenuto verso gli altri presenti nella sezione, con una presa di posizione che probabilmente ha destato l’attenzione dello staff penitenziario.
L’aggressione si è svolta in un punto del carcere dove non erano attive le telecamere, elemento che complica la ricostruzione e accresce la rilevanza delle testimonianze e dei riscontri medici. De felice ha spiegato di aver perso momentaneamente i sensi durante la violenza e di aver riportato danni permanenti, tra cui problemi all’udito. La violenza verbale accompagnava gli attacchi fisici, con frasi intimidatorie che manifestavano un controllo certo degli agenti sulla zona dove avveniva l’aggressione.
Aspetti giuridici e presunzione di innocenza
Secondo l’articolo 27 della costituzione italiana, ogni persona è considerata innocente fino alla condanna definitiva. Questo principio fondamentale si applica anche nel processo in corso nei confronti degli agenti della polizia penitenziaria accusati. Il procedimento giudiziario mira a stabilire con prove e testimonianze la responsabilità o meno degli imputati.
Il caso di giuseppe de felice assume rilievo nell’ambito degli episodi di violenza nelle carceri italiane, alimentando dibattiti sulle condizioni di sicurezza e controllo all’interno degli istituti di detenzione. Il giudice e le parti in causa continuano a esaminare gli elementi raccolti, in attesa che la giustizia faccia luce sui fatti del dicembre 2018.