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Prime indicazioni per una strategia nazionale dopo il congresso internazionale di agroecologia ad agrigento

Il congresso internazionale di agroecologia del Mediterraneo ad Agrigento ha riunito oltre 400 partecipanti per discutere la transizione ecologica nei sistemi agroalimentari, evidenziando sfide e opportunità future.

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Il primo congresso internazionale di agroecologia del Mediterraneo ad Agrigento ha riunito oltre 400 partecipanti per promuovere una transizione ecologica e sostenibile dei sistemi agroalimentari, evidenziando collaborazione, giustizia sociale e innovazione per affrontare sfide ambientali e sociali. - Unita.tv

Il primo congresso internazionale di agroecologia del Mediterraneo si è svolto ad Agrigento, mobilitando oltre 400 partecipanti da 28 paesi. L’evento ha rappresentato un momento di confronto sul futuro dei sistemi agroalimentari, mettendo al centro la necessità di una transizione ecologica che coinvolga territori, comunità e pratiche agricole. Le associazioni coinvolte, fra cui l’Associazione Italiana di Agroecologia , hanno tracciato una roadmap chiara per affrontare le sfide ambientali e sociali legate all’agricoltura contemporanea.

Il congresso internazionale: insieme per la transizione agroalimentare nel mediterraneo

Il congresso, durato quattro giorni, ha visto la partecipazione di ricercatori, agricoltori e rappresentanti di organizzazioni provenienti da tutto il bacino mediterraneo. Sono stati presentati studi scientifici, esperienze concrete e si è discusso in maniera aperta sulle pratiche più efficaci per accompagnare il cambiamento necessario nei sistemi agroalimentari. Tra le tematiche affrontate, la resilienza dei territori, la diversità agricola e la sostenibilità ambientale hanno ricevuto un’attenzione particolare.

Collaborazione tra università, enti di ricerca e reti di agricoltori

La collaborazione tra università, enti di ricerca e reti di agricoltori ha favorito l’avvio di progetti condivisi. L’interazione con i giovani operatori del settore ha acceso nuovi stimoli, con la partecipazione attiva di gruppi come Agroecology Europe Youth Network . L’evento ha quindi segnato un momento di co-learning e co-innovazione, aprendo una strada verso pratiche e politiche basate su una visione agroecologica inclusiva e fondata sulla collaborazione.

La questione palestinese e il valore politico dell’agroecologia nel documento finale

Durante il congresso si è affrontata anche una questione delicata, quella palestinese, evidenziata nel documento proposto dai giovani di AEYN e approvato all’unanimità dall’assemblea. Questo testo non solo riflette una posizione politica ma sottolinea il ruolo dell’agroecologia come missione di pace e di giustizia sociale. Si parla di un approccio che va oltre l’agricoltura, toccando questioni di equità, diritti e convivenza.

Il documento finale di AIDA sintetizza i contenuti dell’incontro e indica una roadmap per una transizione giusta, a livello italiano, europeo e mediterraneo. Vengono richiamate le minacce dei sistemi attuali: l’incapacità di mantenere la stabilità degli ecosistemi, l’aggravarsi dei conflitti sociali e la perdita della sicurezza alimentare. Si evidenzia un modello agroalimentare che perde efficienza reale, rafforzando invece le disuguaglianze territoriali e la vulnerabilità a crisi future.

I limiti dei sistemi agroalimentari dominanti e le strategie europee come punti di riferimento

I sistemi agroalimentari oggi prevalenti mostrano segnali di instabilità crescente. Nonostante l’apparente produttività, questi modelli si rivelano fragili di fronte agli shock ambientali e sociali. Le disuguaglianze territoriali si accentuano e la capacità di adattamento si riduce. Dal congresso emerge l’importanza della riqualificazione delle filiere attraverso principi agroecologici.

Gli obiettivi delle strategie del Green Deal europeo, in particolare “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”, trovano sostegno come linee guida efficaci. La loro realizzazione appare indispensabile per affrontare questioni legate all’ambiente, alla salute dei consumatori e alla giustizia sociale. In effetti, questi programmi puntano a riconnettere la produzione agricola con il rispetto per l’ambiente e per le comunità locali, una direzione che il congresso ha ribadito come imprescindibile.

Approccio flessibile per il mediterraneo

Il bacino del Mediterraneo ospita sistemi agricoli molto vari, di cui molti basati su metodi tradizionali o innovativi. Questo rende vano ogni tentativo di un’unica soluzione valida per tutti. La forza dell’agroecologia risiede nella capacità di valorizzare tale diversità, proponendo un modello flessibile che integra aspetti ambientali, sociali e sanitari.

I 13 principi e i 10 elementi dell’agroecologia rappresentano la base per un cambio culturale più ampio. L’attenzione si sposta sul rispetto per gli animali, sulla rigenerazione del suolo e sulla costruzione di reti resilienti, capaci di resistere a tensioni economiche e climatiche. Il concetto di One Health, cioè la salute condivisa tra ambiente, animali e persone, entra a far parte del nuovo paradigma agricolo. L’obiettivo è ristabilire un equilibrio che favorisca la sostenibilità nel lungo termine.

Critiche alla visione europea attuale e richieste di riforma nella politica agricola comunitaria

Il congresso ha evidenziato delle lacune nella visione della Commissione Europea per l’agricoltura e l’alimentazione da qui al 2040. Tale visione viene giudicata insufficiente per confrontarsi con sfide ambientali e sociali profonde, mancando di riconoscere appieno le potenzialità offerte dall’agroecologia. Serve un aggiornamento orientato a sostenere metodi di coltivazione che contemperino produttività, ambiente e lavoro.

Riforma della pac e sostegno agli agricoltori

Una riforma della Politica Agricola Comunitaria appare necessaria per riequilibrare gli investimenti pubblici. La proposta è di spostare risorse verso piccoli e medi agricoltori, capaci di innovare mantenendo legami forti con i territori. Questo approccio potrebbe contrastare la tendenza all’omologazione industriale e consentire una vera valorizzazione della biodiversità e delle pratiche sostenibili.

Nuove sfide e prossimi passi per la strategia nazionale della transizione agroalimentare

Al termine del congresso, AIDA e altre associazioni come Lipu, Rete Semi Rurali e WWF, hanno lanciato l’idea di un dialogo strategico nazionale dedicato alla transizione agroalimentare. Con il sostegno di Fondazione Cariplo, il processo parte nel luglio 2025 con l’obiettivo di elaborare una strategia condivisa entro la primavera del 2026.

Tale processo coinvolgerà associazioni, enti di ricerca e network di agricoltori per costruire un documento che indichi traguardi specifici e concreti per i prossimi 15 anni. La partenza dal congresso di Agrigento conferma l’agroecologia come il modello da cui iniziare. Adesso si tratta di trasformare gli impegni politici in azioni concrete, capaci di ripensare i sistemi agroalimentari e di affrontare le emergenze ambientali e sociali attuali.