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Infezioni materno-fetali in Italia: aumento dei casi e nuova rete nazionale per lo screening e la prevenzione

In Italia, un nuovo network nazionale mira a potenziare lo screening e le terapie preventive per infezioni materno-fetali come toxoplasmosi, rosolia e citomegalovirus, riducendo i rischi per neonati.

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In Italia nasce un network nazionale per potenziare lo screening e la prevenzione delle infezioni trasmesse dalla madre al feto, come toxoplasmosi, rosolia, citomegalovirus e sifilide, per ridurre rischi e danni neonatali. - Unita.tv

Le infezioni trasmesse dalla madre al feto durante la gravidanza, il parto o l’allattamento continuano a rappresentare un rischio significativo per la salute neonatale in Italia. In particolare, patologie come toxoplasmosi, rosolia, citomegalovirus e sifilide possono provocare danni permanenti, tra cui sordità, ritardi nello sviluppo e cecità. Per questo motivo è nato un network nazionale che riunisce istituzioni, società scientifiche e realtà civili con l’obiettivo di potenziare lo screening e l’accesso alle terapie preventive. Il sistema sanitario cerca così di contenere le conseguenze di queste infezioni, monitorate attorno a numeri in crescita e disomogeneità regionali.

La nascita del network nazionale per la prevenzione delle infezioni torch

A Roma, durante il convegno intitolato “La complessità delle infezioni materno-fetali e il ruolo cruciale della diagnostica nella gestione delle infezioni torch”, si è presentata l’iniziativa che coinvolge il senatore Guido Quintino Liris, diversi enti scientifici e associazioni. L’obiettivo è creare un sistema coordinato per garantire a tutte le donne in gravidanza l’accesso a screening efficaci e a cure preventive, riducendo così i rischi associati alle infezioni trasmesse da madre a figlio.

Liris ha evidenziato come la prevenzione e la diagnosi precoce siano fondamentali, soprattutto nell’ambito della gravidanza, fase in cui le azioni tempestive possono influire significativamente sulla qualità di vita di madri e neonati. In un contesto di calo delle nascite, evitare complicanze rappresenta non solo una questione di salute pubblica, ma anche di sostenibilità economica del sistema sanitario. Le nuove strategie puntano dunque a rafforzare il monitoraggio e l’intervento tempestivo per affrontare patologie che spesso passano inosservate.

Il citomegalovirus: un’infezione congenita che preoccupa

Il citomegalovirus è una delle principali emergenze silenziose in ambito materno-fetale. In Italia si registrano circa 13mila nuove infezioni primarie da cmv tra le donne in gravidanza ogni anno, mentre un neonato su 150 nasce già infettato. Nonostante solo una parte dei bimbi mostri sintomi alla nascita, fino al 25% di loro può sviluppare problemi seri come sordità o ritardi neurologici nei primi anni di vita.

Il virus rappresenta la causa principale di infezioni intrauterine e contribuisce a numerosi casi di paralisi cerebrale e disturbi dell’udito. Dal dicembre 2023 lo screening sierologico materno per cmv è raccomandato nelle linee guida nazionali e, a partire dal 2025, sarà inserito nei livelli essenziali di assistenza. Nonostante la terapia antivirale gratuita, prescritta dall’Aifa dal 2020 per evitare la trasmissione al feto, permangono differenze nel monitoraggio neonatale tra le regioni.

Durante il convegno, la professoressa Tiziana Lazzarotto ha spiegato che individuare precocemente le gestanti a rischio permette di intervenire con farmaci che non comportano effetti collaterali per la madre o il bambino. Monitorare fino alla metà della gravidanza è fondamentale, poiché il rischio neurologico aumenta se il contagio si verifica nei primi tre mesi.

Toxoplasmosi in gravidanza: cause e necessità di controlli periodici

La toxoplasmosi rappresenta un rischio rilevante per la gravidanza, soprattutto se l’infezione primaria avviene durante questo periodo. Può provocare aborto spontaneo, lesioni cerebrali come calcificazioni, idrocefalia e corioretinite con possibili esiti irreversibili sul bambino. Le fonti di contagio sono il consumo di carni crude o poco cotte, salumi, il contatto con feci di gatto , o l’esposizione a terra e acqua contaminate.

Gli esperti sottolineano che lo screening previsto dai livelli essenziali di assistenza deve essere eseguito al primo controllo prenatale e ripetuto ogni 4-6 settimane se il risultato risulta negativo. Il professor Marcello Lanari ha fatto notare che la maggior parte delle donne infette è asintomatica, per questo conoscere il proprio stato sierologico fin dall’inizio della gravidanza è vitale. Una corretta igiene delle mani e una dieta adeguata, oltre a farmaci mirati indicati dal medico in caso di rischio fetale, costituiscono gli strumenti principali per limitare i danni. Lo screening tempestivo permette di intervenire prontamente e ridurre la probabilità di forme gravi.

Siero-prevalenza delle infezioni torch in italia: dati aggiornati e differenze tra popolazioni

Uno studio Amcli, atteso nei prossimi mesi su Eurosurveillance, mostra una riduzione della siero-prevalenza per cmv e toxoplasma gondii tra le donne italiane in età fertile. Nel campione nazionale, solo il 10% presenta anticorpi contro toxoplasma, il 64% contro parvovirus B19, l’86% contro virus della rosolia, il 59% contro cmv e l’1% contro la sifilide. Le donne straniere residenti in Italia mostrano valori diversi, con una siero-prevalenza più elevata per toxoplasma e cmv .

Grazie alle coperture vaccinali pediatriche superiori al 95%, l’Italia è stata dichiarata libera dalla circolazione endemica della rosolia alla fine del 2023. Tuttavia, resta indispensabile uno screening mirato tra le donne straniere provenienti da paesi con scarsa diffusione delle vaccinazioni, per evitare casi importati. L’attenzione dei medici resta focalizzata sul cmv e la toxoplasmosi, le infezioni più diffuse e pericolose per il feto. Le evidenze emergenti invitano a mantenere alta la soglia di allerta e a estendere le pratiche diagnostiche preventive.