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Il progetto del circuito ciclopedonale attorno al lago di bolsena rimane incompleto a trent’anni dall’idea iniziale

Il progetto di un percorso ciclopedonale attorno al lago di Bolsena, avviato negli anni ’90, affronta ancora ostacoli amministrativi e proprietà private, ma la sindaca Giulia De Santis cerca una svolta.

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Il lago di Bolsena ospita un percorso ciclopedonale parzialmente completato, la cui realizzazione è rallentata da ostacoli amministrativi e proprietà private; la sindaca di Montefiascone sta ora promuovendo un rilancio per completare l’anello e valorizzare il territorio. - Unita.tv

Il lago di Bolsena rappresenta uno dei luoghi più suggestivi del centro Italia, con sipari naturali che variano dalle sponde, ai borghi antichi e ai paesaggi circostanti. Negli anni ’90 erano emerse le prime iniziative per creare un percorso ciclopedonale che collegasse i comuni rivieraschi, avvicinando turisti e appassionati di attività all’aria aperta. Oggi questa rete rimane parziale e incompleta, con alcuni tratti chiave ancora difficilmente accessibili. Le amministrazioni locali di diverse generazioni hanno provato a sbloccare la situazione, ma incontrano tuttora ostacoli legati a conflitti amministrativi e proprietà private. Ecco il racconto dell’idea che ha preso il via oltre trent’anni fa e di come si prepara un nuovo tentativo di rilancio oggi.

Lo stato attuale del percorso ciclopedonale e le difficoltà ancora presenti

Oggi il circuito lungo il lago di Bolsena è parzialmente completato: è infatti possibile percorrere in sicurezza le tratte tra Montefiascone, Bolsena e gli altri comuni lungo il lato occidentale e meridionale. Queste strade sono state migliorate e valorizzate grazie all’impegno dei paesi come Marta, Capodimonte, Gradoli, Grotte di Castro e San Lorenzo Nuovo. Il tracciato permette di ammirare il paesaggio, godendo di sponde più accessibili e collegamenti ciclopedonali.

Il problema maggiore persiste tuttora sul lato est, dove il percorso resta frammentato ed esposto alla viabilità ordinaria della Via Cassia, meno adatta e più pericolosa. Il collegamento diretto e protetto che avrebbe dovuto permettere una completa circolarità del giro non è ancora realtà, mantenendo aperta una lacuna significativa.

Le ragioni di questo ancora parziale sviluppo sono in gran parte legate a questioni amministrative e alla presenza di proprietà private lungo le rive. Spesso i singoli comuni hanno mostrato resistenze a collaborare attivamente, preoccupati di non mettere in discussione equilibri politici e diritti consolidati. Anche alcune fazioni all’interno delle province hanno mosso ostruzionismi, poco disposte a cedere su posizioni che ritenevano vantaggiose.

Questa situazione rende il progetto un esempio di come gli interessi locali possano rallentare iniziative potenzialmente profonde per un territorio, riducendo anche le possibili ricadute turistiche e ambientali.

L’idea originaria: creare un anello ciclopedonale lungo il lago

Negli anni ’90, l’allora assessore al turismo, cultura e sport di una delle amministrazioni locali visitò il bordo del lago di Bolsena percorrendo una strada dissestata che collegava Capodimonte a Bolsena. Quel tragitto, in gran parte ancora in fase di definizione o difficile, svelò la bellezza naturale del luogo e le sue potenzialità turistiche. L’intuizione fu di sviluppare un percorso ciclopedonale di circa 40 chilometri che potesse unire i paesi rivieraschi e valorizzare il paesaggio.

Il progetto prevedeva di migliorare alcuni tratti già esistenti e colmare le lacune, soprattutto sul lato sud dove era necessario un collegamento più funzionale tra Capodimonte e Marta. Da lì verso Montefiascone la strada presentava meno problemi e si potevano consolidare i collegamenti lungo la costa occidentale e settentrionale. Uno dei maggiori ostacoli era rappresentato dal lato est, dove la Via Cassia fungeva da unica via d’accesso, ma il percorso risultava poco sicuro e distante dalle rive. Qui le proprietà private e spazi poco accessibili bloccavano il passaggio diretto lungo la costa.

All’interno di quest’area era presente anche il sito archeologico del Gran Carro, quasi inaccessibile senza l’autorizzazione dei proprietari terrieri. L’assessore iniziò consultazioni con sindaci e gruppi politici locali, ma i molteplici veti e divisioni messe in luce nelle sedi ufficiali impedirono qualsiasi avanzamento concreto. Il progetto cadde nel dimenticatoio fino a tempi più recenti.

L’impegno attuale della sindaca di montefiascone e le prospettive future

Negli ultimi mesi la sindaca di Montefiascone, Giulia De Santis, ha deciso di riprendere in mano la questione, invitando Regione Lazio e Ministeri competenti a intervenire per sostenere il completamento di questo anello ciclopedonale attorno al lago. La sua amministrazione ha dichiarato la consapevolezza delle difficoltà, in particolare per quanto riguarda le risorse finanziarie, e la determinazione a spingere affinché il progetto possa andare avanti.

Non ha nascosto la consapevolezza che molte delle difficoltà finora incontrate derivano da mancate collaborazioni tra Montefiascone, Bolsena e altre amministrazioni. Alcuni veti politici provinciali avevano bloccato l’iniziativa in passato, per timori legati a possibili sconvolgimenti di privilegi e posizionamenti territoriali.

Una richiesta di svolta nel confronto tra comunità

De Santis punta a una svolta nel confronto tra le comunità interessate, consapevole che la realizzazione completa del percorso ciclabile potrebbe apportare benefici condivisi soprattutto sotto il profilo turistico e naturalistico. La richiesta di fondi e interventi da parte di enti superiori indica la volontà di sblocco di un’impasse che dura da oltre trent’anni.

Se l’impegno sarà mantenuto, questo rappresenterà un passo importante per dotare il lago di Bolsena di un vero circuito ciclopedonale, capace di raccontare il territorio e connettere in modo più funzionale le varie comunità riunite intorno al suo perimetro.