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Un terremoto di magnitudo 5.7 sconvolse la tuscia nel 1695 con effetti devastanti e uno tsunami nel lago di bolsena

Il terremoto del 11 giugno 1695 devastò Bagnoregio e la Tuscia, causando circa 200 vittime e un raro tsunami nel lago di Bolsena, influenzando profondamente la vita sociale ed economica della regione.

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Nel giugno 1695 un terremoto di magnitudo 5.7 colpì la Tuscia, causando gravi danni e circa 200 vittime, soprattutto a Bagnoregio. Il sisma provocò anche uno tsunami nel lago di Bolsena a causa di una frana, un evento raro e devastante per la zona. - Unita.tv

Nel giugno del 1695 un violento terremoto colpì la Tuscia causando ingenti danni e perdite di vite umane. A distanza di oltre tre secoli, quella scossa resta tra le più forti nella storia di quella zona. Il sisma, di magnitudo 5.7, investì principalmente la cittadina di Bagnoregio, allora nota come Bagnorea. La cronaca dell’epoca racconta non solo le conseguenze del terremoto ma anche un fenomeno raro, uno tsunami nel vicino lago di Bolsena provocato da una frana. I documenti conservati permettono di fare luce su come la popolazione visse quegli attimi e i giorni che li precedettero.

Il contesto storico e gli eventi sismici in italia alla fine del 1600

Il terremoto di Bagnoregio si inserisce in un periodo con una intensità sismica diffusa nella penisola italiana fra la fine del XVII secolo e l’inizio del XVIII. Pochi anni prima, nell’area del Sannio, si registrarono scosse rilevanti nel 1688, mentre nel 1693 un devastante sisma colpì la Val di Noto in Sicilia. Nel 1694 la Basilicata e l’Irpinia furono teatro di nuovi eventi sismici. Questo susseguirsi di scosse aveva già messo in allarme la popolazione e l’ambiente. All’epoca, la tecnologia e le conoscenze sui terremoti erano limitate. Era il tempo in cui si sperimentava la pentola a pressione, inventata da circa 16 anni, mentre Giambattista Tiepolo aveva appena mosso i primi passi nel mondo dell’arte.

Nel caso specifico di Bagnorea, già nei giorni precedenti l’11 giugno si avvertirono scosse di minore intensità. Questi piccoli terremoti non riuscirono a tranquilizzare chi abitava la zona, anzi aumentarono il senso di apprensione soprattutto perché erano frequenti e ravvicinati. Nonostante la paura diffusa, gli abitanti cercano conforto nelle pratiche religiose e nelle processioni, sperando in una protezione divina. L’evento sismico principale avrebbe però sorpreso la popolazione durante le ore notturne, lasciando poco margine di reazione.

Il terremoto dell’11 giugno 1695 e i danni nella tuscia

La notte tra il 10 e l’11 giugno 1695 vide una sequenza di scosse intense in rapida successione, concentrate soprattutto intorno alle 2. I terremoti raggiunsero un’intensità tale da far crollare molti edifici non solo a Bagnoregio ma anche nelle vicine località di Celleno e Lubriano. Le costruzioni dell’epoca, in pietra e senza criteri antisismici, non reggono alle sollecitazioni del terreno. Le vittime accertate furono circa 200, con molti feriti e abitazioni rese inagibili.

L’epicentro venne individuato nella zona che oggi si chiama Civita di Bagnoregio, un sito famoso per la sua posizione sopra un’altura di tufo. Proprio il terreno di origine vulcanica e la particolare conformazione del paesaggio contribuirono a intensificare gli effetti del terremoto in quella frazione. Questo spiega la gravità dei danni e la perdita di vite, considerata anche la scarsa preparazione della popolazione a quel tipo di calamità.

L’evento colpì duramente l’economia e la vita sociale della Tuscia. Le abitanze, per lo più dedite all’agricoltura e all’artigianato, si trovarono a dover ricostruire dopo aver perso le case e parte dei raccolti. La ricostruzione si sarebbe protratta per anni, rallentata dalle condizioni economiche e dalla scarsità di risorse disponibili in quell’epoca.

Lo tsunami nel lago di bolsena causato dalla frana durante il sisma

Uno degli aspetti più insoliti e meno noti del terremoto fu il fenomeno dello tsunami nel lago di Bolsena. Secondo i resoconti storici, la scossa scatenò una frana che si riversò nelle acque, generando onde che raggiunsero un’altezza di almeno quattro metri. Le onde investirono le rive lacustri, spostando acqua e detriti verso le zone abitate lungo il lago.

L’effetto si poteva paragonare a un piccolo tsunami, anche se l’evento è avvenuto in un bacino d’acqua interna piuttosto che sul mare aperto. La massa di materiale scivolata all’interno del lago provocò onde violente capaci di allagare le aree circostanti. Nella documentazione si precisa che queste onde circondarono alcune località vicine, aumentando la sensazione di pericolo e la devastazione causata dal sisma.

Questo episodio dimostra quanto i terremoti, oltre a scuotere la terra, possano influire sugli ambienti naturali in modo diretto e imprevisto. Laguna, zone agricole e insediamenti umani sul perimetro del lago dovettero fare i conti non solo con le fratture e i crolli ma anche con l’acqua che si riversò improvvisamente sulle coste.

La testimonianza di monsignor vincenzo degli atti sulla sequenza sismica

Monsignor Vincenzo Degli Atti fu uno dei testimoni dell’epoca che fornì una relazione dettagliata sulle scosse e sugli effetti prodotti nella zona di Bagnoregio. Utilizzando un linguaggio dell’età barocca, questo racconto descrive non solo la sequenza degli eventi ma anche la reazione della popolazione.

Secondo la sua testimonianza, le prime scosse si avvertirono il 7 giugno intorno alle 10 del mattino, continuando fino al giorno successivo con intensità minore. Per due giorni la popolazione visse senza tremori, affidandosi a preghiere, processioni, digiuni e atti di penitenza. Alla vigilia del grande terremoto, nella notte del 10 giugno, arrivò una scossa violenta che destò molti dal sonno. Monsignor Degli Atti interpreta quel segnale non tanto come una sventura ma come un segno della misericordia divina, un avvertimento che permise alle persone di mettersi in salvo.

Nel corso della notte successiva avvenne il sisma più distruttivo, intorno alle 17:15. In quel momento molte persone erano già fuori casa, allertate dal tremore precedente. Dei danni e delle vittime parla senza giri di parole, ma mette l’accento sulla prontezza con cui molti riuscirono a evitare guai peggiori. Il documento è prezioso per capire come venivano vissuti i terremoti nel passato e quanto profonde fossero le interpretazioni religiose di quei fenomeni naturali.