Home » Omicidio a mammagialla: condannato a 13 anni il detenuto bulgaro per la morte del siciliano salvaggio

Omicidio a mammagialla: condannato a 13 anni il detenuto bulgaro per la morte del siciliano salvaggio

Un detenuto bulgaro, Iliyanov Krasimir Tsvetkov, è stato condannato a 13 anni per l’omicidio di Alessandro Salvaggio nel carcere di Mammagialla a Viterbo, avvenuto il 19 dicembre 2023.

Omicidio_a_mammagialla%3A_condan

Nel carcere di Mammagialla (Viterbo), Iliyanov Krasimir Tsvetkov è stato condannato a 13 anni per l’omicidio volontario del detenuto Alessandro Salvaggio, avvenuto il 19 dicembre 2023. La famiglia della vittima ha ottenuto un risarcimento provvisorio. - Unita.tv

Nel carcere di mammagialla, a viterbo, il 19 dicembre 2023 è stato commesso un omicidio che ha coinvolto due detenuti. Iliyanov Krasimir Tsvetkov, 22 anni e di origini bulgare, è stato riconosciuto colpevole dell’uccisione di Alessandro Salvaggio, un detenuto siciliano di 49 anni. La sentenza, emessa nel giugno 2025 dopo un processo con rito abbreviato, ha stabilito una pena di 13 anni per omicidio volontario, inferiore ai 16 anni chiesti dalla procura. Otto familiari della vittima si sono costituiti parte civile e hanno ottenuto un risarcimento provvisionale.

I fatti dell’omicidio nel carcere di mammagialla

La sera del 19 dicembre 2023, all’interno delle mura del carcere di mammagialla, è avvenuto un episodio di violenza che ha portato alla morte di un detenuto. La vittima, Alessandro Salvaggio, 49 anni, siciliano originario di mazzarino e residente a barrafranca, si trovava in cella con il suo compagno di detenzione, Iliyanov Krasimir Tsvetkov. Secondo le ricostruzioni, l’imputato avrebbe strangolato Salvaggio usando un calzino stretto attorno al collo. L’azione è stata valutata dal tribunale come omicidio volontario.

In precedenza al delitto, testimoni riferiscono che il detenuto di origini bulgare aveva manifestato atteggiamenti agitati senza apparenti motivi: ha preso a calci armadietti e porte all’interno della sezione detentiva. Questi comportamenti avevano spinto la difesa a richiedere una perizia psichiatrica, usata nel processo per valutare la capacità di intendere e di volere al momento del fatto.

Il processo e la sentenza: i passaggi chiave e le richieste delle parti

Il processo si è svolto a porte chiuse davanti al gip Savina Poli con rito abbreviato, una formula che prevede uno svolgimento più rapido e a cui l’imputato può rinunciare al dibattimento completo. La procura aveva chiesto 16 anni di carcere per il 22enne bulgaro. La difesa, rappresentata dall’avvocato Giacomo Marganella, ha chiesto invece l’assoluzione sostenendo la tesi della legittima difesa.

Il tribunale, dopo aver valutato la perizia psichiatrica, ha riconosciuto che Tsvetkov era capace di intendere e di volere al momento dell’omicidio. Alla fine la pena inflitta è risultata di 13 anni, inferiore rispetto alla richiesta del pubblico ministero.

Sul fronte civile, otto familiari di Salvaggio – tra cui la vedova Lucietta Carnazzo, i due figli adulti, il padre e quattro fratelli e sorelle – si sono costituiti parte civile per chiedere un risarcimento danni quantificato in un milione di euro. Intanto, è stato concesso a ciascuno un risarcimento provvisionale di 50mila euro in attesa del calcolo finale.

Il profilo delle persone coinvolte e il contesto carcerario

Alessandro Salvaggio era un detenuto con precedenti per spaccio e si trovava a mammagialla per scontare una condanna a due anni per evasione. Era originario di mazzarino, in provincia di caltanissetta, e viveva a barrafranca, nel territorio di enna. La sua famiglia si è mobilitata rapidamente per ottenere giustizia, assistita dagli avvocati Giacomo Luca Pillitteri e Zaira Baldi del foro di enna.

Il compagno di cella, invece, Iliyanov Krasimir Tsvetkov, arriva dalla bulgaria e aveva mostrato segni di agitazione poco prima dell’evento fatale. La perizia psichiatrica ha escluso problemi che potessero inficiare la sua responsabilità penale, smentendo eventuali difese basate su incapacità mentale.

Il carcere di mammagialla si trova sotto la lente delle autorità sulle condizioni di sicurezza e gestione dei detenuti. Il caso ha portato nuovamente il dibattito sulle dinamiche tra i reclusi e i rischi di violenze interne.

Presunzione di innocenza e principi costituzionali nel sistema penale italiano

Nel processo italiano, fino a sentenza definitiva, la presunzione di innocenza resta un diritto fondamentale sancito dall’articolo 27 della Costituzione. Nessuno può essere considerato colpevole prima che un giudice abbia emesso una decisione definitiva. Questa norma tutela chi è accusato durante tutto l’iter giudiziario evitando condanne mediatiche o preventive.

Nel caso specifico di mammagialla, la sentenza emessa dal gip dopo il rito abbreviato costituisce un passaggio importante nel percorso giuridico. Resta però valido il diritto dell’imputato a ogni eventuale grado di appello e revisione della decisione. Ciò garantisce un equilibrio tra il dovere dello stato di punire i crimini e la tutela dei diritti individuali.

Il processo e la condanna di Tsvetkov saranno oggetto di attenzione anche per eventuali futuri sviluppi, poiché il sistema giudiziario esamina con rigore ogni aspetto del caso. Intanto, le famiglie coinvolte attendono la definizione completa degli aspetti civili legati al risarcimento danni.