Coldiretti propone ai sindaci della tuscia di escludere il viterbese dal deposito nazionale rifiuti radioattivi
Coldiretti Lazio lancia una petizione per escludere la provincia di Viterbo dalla localizzazione del deposito nazionale di rifiuti radioattivi, sostenuta da istituzioni locali e preoccupazioni per l’ambiente e l’economia.

Coldiretti Lazio e Viterbo si oppongono al progetto di deposito nazionale di rifiuti radioattivi nella Tuscia, promuovendo una petizione sostenuta dalla Regione Lazio per tutelare ambiente, agricoltura e comunità locale. - Unita.tv
La questione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi torna al centro del dibattito nella provincia di Viterbo. Coldiretti Lazio ha promosso una petizione rivolta ai sindaci dei Comuni locali, con l’obiettivo di chiedere al Governo, ai ministeri coinvolti e alla SOGIN di escludere definitivamente la Tuscia da qualsiasi progetto di localizzazione di questo deposito. L’iniziativa ha raccolto il sostegno delle istituzioni regionali e punta a difendere il territorio da possibili impatti negativi.
La petizione di coldiretti e l’incontro con il presidente della regione lazio
David Granieri, presidente di Coldiretti Lazio, ha presentato personalmente questo appello a Francesco Rocca, presidente della Regione Lazio, durante un incontro avvenuto a Roma. La delegazione comprendeva anche rappresentanti di Coldiretti Viterbo, con la presidente Maria Beatrice Ranucci. Durante l’incontro, è stata ribadita la ferma opposizione del mondo agricolo all’ipotesi di collocare il deposito nazionale nella provincia di Viterbo.
Rocca ha espresso con chiarezza il proprio sostegno alla petizione invitando tutti i sindaci della Tuscia a sottoscriverla.
Il presidente ha inoltre ricordato che la Regione Lazio aveva già impugnato la Carta Nazionale delle Aree Idonee, documento alla base della selezione dei siti possibili per il deposito. Recentemente, ha sottolineato, anche il Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha dichiarato superata questa mappa iniziale, lasciando aperta la discussione a nuove valutazioni.
Rocca ha puntato l’attenzione sui danni subiti da questo territorio in passato, da provvedimenti come il piano rifiuti e la proliferazione senza controllo di impianti eolici e fotovoltaici. L’appello ai sindaci vuole integrare questo filone di opposizione con la petizione di Coldiretti, attirando un fronte unitario a difesa dell’area sia dal punto di vista ambientale che culturale.
Impatto potenziale del deposito sulle attività agricole e sul territorio
Il nodo centrale del dissenso riguarda le conseguenze dirette per l’agricoltura e l’economia locale. David Granieri ha sottolineato come porre un deposito nazionale di scorie radioattive nella Tuscia rappresenterebbe un serio pericolo per l’intera filiera agroalimentare della zona. Il territorio, noto per le sue produzioni di qualità, rischierebbe di subire danni irreparabili sia a livello ambientale che di immagine.
Coldiretti denuncia che l’impianto, oltre al rischio sanitario per i residenti, metterebbe a repentaglio le falde acquifere e l’equilibrio ambientale. Questo si tradurrebbe in una compromissione definitiva della vocazione agricola e turistica della provincia, due settori che costituiscono la spina dorsale dell’economia locale.
Il deposito provocherebbe la distruzione irreversibile del paesaggio e del valore culturale, di fatto danneggiando la qualità della vita e l’attrattività della zona per residenti e visitatori.
Opposizione diffusa e tutela della comunità locale
La petizione pretende di rappresentare non solo l’interesse delle associazioni agricole ma anche la volontà delle comunità locali, chiamate a difendere il proprio diritto all’autodeterminazione. Coldiretti descrive una sensazione diffusa di ingiustizia e imposizione, che mina il rapporto tra istituzioni e cittadini.
La scelta del deposito, secondo loro, è stata costruita senza un vero coinvolgimento delle popolazioni interessate.
L’azione di Coldiretti Lazio e Coldiretti Viterbo va avanti con l’impegno di presidiare ogni confronto istituzionale, spalleggiati dai sindaci dei comuni della Tuscia. La richiesta è chiara: la provincia di Viterbo non deve diventare un sito destinato allo stoccaggio di rifiuti radioattivi, che danneggerebbe l’ambiente e la salute degli abitanti. La difesa del territorio viene presentata come una questione irrinunciabile per tutelare il futuro economico e sociale di tutta l’area.
Un tema ancora aperto nel dibattito pubblico
Il tema rimane aperto sul tavolo delle discussioni pubbliche, con il coinvolgimento delle autorità e di Coldiretti che continua a mobilitare sindaci e cittadini per mantenere alta l’attenzione. La Tuscia intanto resta pronta a farsi sentire contro scelte che metterebbero a rischio un patrimonio paesaggistico e agricolo prezioso.