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A montefiascone la partecipazione al referendum si ferma al 21,25% segnalando critiche all’amministrazione locale

La bassa affluenza al referendum di Montefiascone, con il 21,25% di partecipazione, evidenzia un malcontento verso l’amministrazione comunale guidata da PD e Cinque Stelle e una crescente disaffezione politica.

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Il referendum a Montefiascone ha registrato una bassa partecipazione (21,25%), riflettendo disaffezione e protesta verso l’amministrazione locale PD-Cinque Stelle, evidenziando un disagio nel rapporto tra cittadini e politica. - Unita.tv

Il recente referendum nazionale ha registrato una partecipazione a montefiascone decisamente inferiore rispetto alla media italiana, attestandosi al 21,25%, contro il 29,89% a livello nazionale. Questo dato ha generato diverse riflessioni sia sulla risposta dei cittadini locali sia sul ruolo del voto come segnale politico, in un contesto segnato dal predominio dell’amministrazione comunale guidata da una coalizione pd-cinque stelle, nota come “montefiascone merita”. Il risultato indica una fase di disagio e disaffezione che riguarda più aspetti della vita politica e civica della città.

La bassa affluenza parla di un voto di protesta contro la maggioranza cittadina

A montefiascone il referendum è stato interpretato da molti come un’occasione per esprimere dissenso verso l’attuale giunta locale. L’amministrazione, sostenuta da pd e cinque stelle e operante sotto il nome “montefiascone merita”, ha incontrato un giudizio netto, soprattutto grazie alla bassa partecipazione. La scarsa affluenza viene letta da alcuni osservatori come una bocciatura evidente alla gestione della città e alla modalità con cui vengono affrontate le sfide amministrative.

Il voto, dunque, ha assunto una valenza simbolica legata non solo al tema nazionale, ma soprattutto al contesto locale. In effetti, molti cittadini non si sono presentati alle urne proprio per manifestare il loro malcontento rispetto a scelte e strategie portate avanti dalla giunta. Non è raro che nei piccoli comuni questa dinamica si verifichi, con il referendum che diventa strumento per ribadire la distanza tra gli elettori e le istituzioni cittadine.

Il dato percentuale, infatti, segnala non solo un problema di partecipazione civica ma anche un disagio nel rapporto tra amministratori e residenti. Le critiche si focalizzano spesso sulla gestione della logistica e sull’organizzazione complessiva del territorio, elementi che influenzano profondamente la vita quotidiana degli abitanti.

Il valore del sistema parlamentare e la bassa affluenza come segnale di rispetto delle istituzioni

Diverse analisi sul risultato esprimono l’idea che la bassa partecipazione pur riflettendo un problema, rappresenti anche una forma di rispetto verso il sistema parlamentare. In questo senso, votare si configura oltre che un diritto anche come un dovere civico centrato sul legittimare la normativa e le decisioni prese dal parlamento, istituzione diretta dal popolo attraverso i propri rappresentanti eletti.

La diffidenza verso strumenti come il referendum, se esercitati per motivi puramente politici o per giochi di forza tra coalizioni politiche, può infatti generare effetti opposti a quelli auspicati. Non tutti i cittadini vogliono utilizzare la consultazione referendaria come arma da contrapporre al governo, soprattutto quando il confronto politico si svolge all’interno delle istituzioni democratiche con regole ben definite.

Questo aspetto, spesso sottovalutato, mette in risalto una maggiore maturità da parte di chi sceglie di non votare, perché ritiene che lo scontro politico debba restare entro i confini delle istituzioni riconosciute, senza strumentalizzazioni populistiche. Così, l’astensione si configura anche come una scelta politica che valorizza il percorso parlamentare della legge e della sua revisione.

La dialettica politica e il ruolo del referendum nella società

Il referendum viene visto anche come un segnale nei rapporti tra politica e cittadinanza, ma può nascondere anche una forma di fraintendimento o mancanza di consapevolezza su come si dovrebbe fare politica. Nei casi in cui una legge approvata dal governo non trova consenso nell’opposizione, l’iter corretto prevede il confronto attraverso discussioni e votazioni in parlamento. Questo è l’organo deputato a modificare o abrogare norme, con l’obiettivo di trovare soluzioni condivise.

Nonostante ciò, capita che proprio l’opposizione, davanti all’incapacità di modificare una legge, preferisca rivolgersi al referendum come tentativo di delegittimare l’azione parlamentare. Questo passaggio, però, non sempre è accolto positivamente dai cittadini, che spesso non si identificano con le strategie politiche dei partiti o coalizioni. L’astensione, in questo quadro, diventa un modo per esprimere una distanza dalla politica politicante, oltre che un giudizio sulla qualità del dibattito pubblico.

L’utilizzo del referendum rimane comunque uno strumento previsto e legittimo, ma la sua efficacia dipende dalla maturità politica e dall’adesione di massa. Quando i cittadini percepiscono il voto come uno strumento manipolabile o condizionato dalle correnti politiche, tendono ad allontanarsi dal voto attivo, riservando al referendum un valore solo sporadico e condizionato da altri fattori.

Il caso di montefiascone nella prospettiva della partecipazione civica

Il caso di montefiascone conferma questo fenomeno: la scelta degli elettori di non partecipare è un modo concreto per ribadire anche la distanza tra la politica locale e la società civile. Lo scollamento percepito rischia di consolidarsi se queste dinamiche non vengono affrontate con nuove forme di dialogo e coinvolgimento.