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Italia verso i mondiali 2026 dopo il no di ranieri e la difesa che non convince

Claudio Ranieri decide di restare alla Roma, rifiutando la panchina della Nazionale italiana, mentre l’azzurri affrontano gravi problemi difensivi in vista dei mondiali di calcio del 2026.

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Claudio Ranieri ha rifiutato la proposta di diventare commissario tecnico della nazionale italiana, preferendo restare alla Roma, mentre la difesa azzurra mostra gravi problemi in vista dei Mondiali 2026. - Unita.tv

Claudio ranieri ha scelto di restare alla roma, rifiutando la proposta della federazione italiana per tornare commissario tecnico della nazionale. Questa decisione arriva in un momento delicato per gli azzurri, che mostrano problemi evidenti soprattutto nel reparto difensivo mentre si avvicinano i preliminari per i mondiali di calcio del 2026.

La difesa azzurra come tallone d’achille nei recenti incontri

L’ultima partita contro la moldavia al mapei stadium ha evidenziato ancora una volta le fragilità difensive della squadra italiana. Pur vincendo 2-0, l’italia ha concesso agli avversari ben diciannove tiri, rischiando di subire almeno un gol. Numeri che lasciano poco spazio a illusioni.

La moldavia, squadra posizionata al 154º posto nel ranking fifa, non avrebbe dovuto mettere in ansia così tanto un team come l’Italia. Ci sono stati interventi decisivi di donnarumma, salvataggi sulla linea e parate disperate, che hanno evitato il gol. Tuttavia questi episodi riflettono non una solidità difensiva ma piuttosto una certa fortuna.

Nel biennio sotto la guida di spalletti, le reti subite superano il gol a incontro, dato che va contro la tradizione italiana. Dall’ultimo novembre, quando fu battuta a Bruxelles, la nazionale ha incassato 11 gol in sole 4 partite. La somma totale di 29 gol incassati in 24 incontri segna un dato preoccupante. L’Italia ha sempre basato le sue fortune su una fase difensiva robusta, come dimostrano i nomi storici da scirea a chiellini. La perdita di questa solidità rischia di compromettere il futuro della squadra.

Il rifiuto di ranieri e la scelta di restare a roma

Claudio ranieri, noto per la sua esperienza e il recente ruolo dirigenziale nella roma, ha declinato la chiamata della figc per la panchina della nazionale italiana. Pur apprezzato come possibile guida per un rilancio azzurro, ranieri ha precisato di voler proseguire il suo percorso nella società giallorossa. La sua decisione ha sorpreso molti, considerata l’importanza del ruolo, ma rispecchia la volontà di affrontare nuove sfide lontano dai riflettori della panchina tecnica.

Questo rifiuto apre un vuoto per la figc, che dovrà ora cercare un nuovo commissario tecnico capace di affrontare le criticità attuali. Eppure, proprio l’approccio di ranieri alla gestione della squadra potrebbe diventare un modello da seguire. La sua attenzione al reparto difensivo e la capacità di stabilire una difesa solida può rappresentare la chiave per risolvere le difficoltà che la nazionale ha mostrato negli ultimi mesi.

L’esperienza di ranieri alla roma come esempio da seguire

L’esempio più chiaro della possibilità di rinascita difensiva arriva proprio dall’esperienza recente di ranieri con la roma. Dopo la sua nomina a allenatore a metà stagione, la squadra giallorossa ha subito un netto calo dei gol concessi.

Nel dettaglio, dalla tredicesima giornata in poi la roma ha incassato 18 gol in 26 partite, molto meno rispetto ai 17 gol subiti nelle prime 12 giornate senza ranieri. Questo cambio netto testimonia la sua capacità di organizzare una difesa più solida, senza ricorrere a tatticismi inutili né stravolgimenti.

In serie a, nel periodo in cui ranieri è stato in panchina, solo l’inter ha fatto meglio in classifica, ma nessuna squadra ha concesso così pochi gol come la roma. Questo dato fa emergere che riorganizzare la retroguardia è possibile e può produrre risultati concreti. Anche se ranieri non rinuncerà alla sua posizione in società, il metodo adottato potrebbe rappresentare un modello da replicare in nazionale.

Le sfide per la nazionale e l’importanza di una difesa solida

Il futuro commissario tecnico della nazionale che succederà a spalletti dovrà affrontare un compito complesso. Prima di costruire un gioco offensivo riconoscibile, dovrà impegnarsi a restituire una difesa compatta e affidabile. Tornare alla tradizione italiana significa garantire protezione al portiere, limitare gli spazi per gli avversari e rendere difficile segnare alla squadra avversaria.

Questa necessità fa emergere il concetto che per l’italia non si può prescindere da solide basi difensive. Prima ancora della tecnica o delle strategie di pressing, serve consolidare la linea difensiva. Tornare a non prendere gol, recita un vecchio adagio del calcio italiano, che mantiene più che mai la sua validità.

I numeri recenti, seppur preoccupanti, segnalano anche l’urgenza di intervenire su questa debolezza. Il commissario tecnico che arriverà saprà valutare come ricostruire il reparto arretrato e rendere la nazionale più competitiva nell’imminente cammino verso i mondiali di calcio 2026.