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Diritti tv sportivi, ok a cessione in esclusiva fino a tre anni con nuova legge entro il 2026

Il governo italiano prevede una riforma sui diritti televisivi sportivi, modificando la legge Melandri del 2008 per consentire l’esclusiva a un solo operatore e garantire una redistribuzione equa delle risorse.

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Nel 2025 il governo italiano propone una riforma che permette la vendita in esclusiva dei diritti televisivi sportivi fino a tre anni, con particolare attenzione alla Serie A e il ruolo di vigilanza dell’Agcom, puntando a maggiore stabilità e investimenti nel settore. - Unita.tv

Nel 2025 il governo sta valutando una riforma che potrebbe rivoluzionare il modo in cui vengono ceduti i diritti televisivi sportivi in Italia. Una bozza di disegno di legge delega l’esecutivo a modificare regole ormai consolidate dal 2008, quando la legge Melandri vietò l’esclusiva nella vendita dei diritti tv. Se approvata, questa norma permetterebbe a un solo operatore di acquisire in esclusiva tali diritti per periodi fino a tre anni, cambiando profondamente il mercato italiano dello sport in tv.

Cambiamenti principali previsti dalla nuova riforma sui diritti tv

Il disegno di legge, che potrebbe essere discusso nelle prossime sedute del Consiglio dei ministri, apre la strada alla cessione dei diritti televisivi sportivi a una sola società per un massimo di tre anni. Questa scelta cancellerebbe il divieto di esclusiva introdotto con la legge Melandri nel 2008, che ha regolato per quindici anni un sistema basato sulla vendita dei diritti a più operatori. La nuova impostazione punta a dare stabilità agli operatori e a favorire probabilmente investimenti più consistenti nella trasmissione degli eventi sportivi.

Particolare attenzione per la serie A

Per quanto riguarda la Serie A, la norma prevede una deroga particolare: la cessione dei diritti tv potrebbe durare più di tre anni, accordando una flessibilità superiore. In questo caso però sarà l’Agcom a valutare le condizioni concrete del mercato audiovisivo e digitale in Italia, affinché il rinnovo o l’estensione avvenga solo in presenza di parametri precisi, per evitare effetti distorsivi o monopoli troppo radicati nel settore.

Il ruolo dell’agcom e la redistribuzione economica delle risorse

L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni avrà un compito chiave nel garantire una corretta applicazione della riforma. Tra i suoi compiti rientra l’accertamento delle condizioni di mercato, soprattutto nella fase in cui si dovranno concedere licenze pluriennali, specie per eccezioni come la durata superiore a tre anni per la serie A.

La bozza di legge indica anche i criteri per la redistribuzione dei ricavi derivanti dalla vendita dei diritti televisivi sportivi. Non si cercano solo accordi con i broadcaster, ma anche un equilibrio nella distribuzione delle somme incassate tra le società sportive coinvolte, in modo da evitare disparità troppo marcate tra club, soprattutto nel calcio italiano dove da sempre la concentrazione dei diritti ha un impatto importante sul valore dei singoli team e sugli equilibri competitivi della lega.

Criteri di redistribuzione e impatto sul calcio italiano

“Non si cercano solo accordi con i broadcaster, ma anche un equilibrio nella distribuzione delle somme incassate tra le società sportive coinvolte”, indicano i punti fondamentali della bozza.

Tempistiche e possibili scenari per l’entrata in vigore della riforma

La proposta di legge fissa come termine massimo un anno per l’adozione dei decreti attuativi, che definiscono nel dettaglio le modalità di applicazione della nuova disciplina sui diritti tv sportivi. Se tutto procede secondo i piani, la nuova normativa potrebbe entrare in vigore dal primo luglio 2026, data che segnerà un cambio importante per la vendita e gestione di questi diritti.

Lo slancio verso la concentrazione in esclusiva e la maggiore durata delle licenze indicano un tentativo di adeguarsi a modelli europei dove tali pratiche sono più diffuse e vengono ritenute in grado di generare investimenti più solidi nello sport. In Italia rimane però un nodo critico la salvaguardia della concorrenza e la trasparenza nel mercato, compiti che spettano proprio all’Agcom e alla legislazione che verrà emanata nei prossimi mesi.