Consiglio comunale viterbo, mozione contro l’omofobia respinta tra divisioni e polemiche
Il consiglio comunale di Viterbo boccia la mozione del Partito democratico contro l’omofobia, scatenando un acceso dibattito su diritti civili e politiche di inclusione tra maggioranza e opposizione.

Il consiglio comunale di Viterbo ha bocciato la mozione del Partito Democratico contro l’omofobia, suscitando un acceso dibattito politico sul contrasto alle discriminazioni e la tutela dei diritti civili della comunità LGBT+. - Unita.tv
La risposta del consiglio comunale di Viterbo alla mozione contro l’omofobia presentata dal Partito democratico ha generato un acceso dibattito tra maggioranza e opposizione. Il voto finale ha bocciato la proposta, scatenando critiche forti e risposte dure da parte di alcuni consiglieri. Questa vicenda mette in luce il difficile equilibrio tra impegni istituzionali e visioni politiche diverse, con il tema dei diritti civili al centro del confronto.
La mozione del pd: contenuti e obiettivi
La mozione presentata dal Partito democratico, con Alessandra Troncarelli tra i principali firmatari, proponeva un pacchetto di iniziative rivolte a sindaca e giunta comunale per affrontare le discriminazioni legate all’orientamento sessuale. Tra le richieste si evidenziava l’impegno a organizzare attività di sensibilizzazione e formazione, oltre a collaborazioni sul territorio con associazioni e operatori dei servizi socioeducativi.
Un punto focale della proposta riguardava la celebrazione di ricorrenze legate alla comunità Lgbt+, come la giornata internazionale contro l’omofobia del 17 maggio. La mozione prevedeva anche l’istituzione di un tavolo di confronto annuale tra amministrazione e realtà associative, con la produzione di relazione sullo stato delle discriminazioni nella città e sulle azioni adottate.
Nonostante il consenso sulla necessità di contrastare i pregiudizi e promuovere i diritti civili, il testo ha diviso il consiglio in merito agli strumenti e alle modalità proposte per raggiungere tali obiettivi.
Divisioni in consiglio e motivazioni del no e dell’astensione
Il consiglio comunale di Viterbo ha risposto con pareri molto contrastanti alla mozione. La maggioranza guidata da consiglieri definibili “civici” ha scelto di astenersi, seguendo l’indicazione del vicesindaco Alfonso Antoniozzi. Antoniozzi ha spiegato che l’amministrazione ha già in atto diverse iniziative a beneficio della comunità Lgbt+, rendendo superflue alcune parti della mozione.
Fratelli d’Italia si è espresso con voto contrario, sostenendo l’accordo solo sulle premesse, ma non sulle modalità contenute nel testo. L’opposizione di centrodestra, rappresentata da gruppi come Forza Italia, Udc e Fondazione, ha votato contro per motivi legati all’impostazione politica e all’uso di riferimenti esterni, in particolare al Tuscia Pride.
L’astensione di consiglieri come Maria Rita De Alexandris e Umberto Di Fusco da Viterbo 2020 è stata motivata dalla volontà di non politicizzare i diritti civili e dalla critica a una mancata condivisione preventiva delle attività. Il gruppo misto ha espresso posizioni variegate, con alcuni voti contrari e altri astenuti.
Reazioni dei protagonisti e clima politico a viterbo
Alvaro Ricci, capogruppo del Pd, ha definito il voto una “bruttissima pagina politica” e ha puntato il dito contro la maggioranza per aver scelto di non prendere posizione, ritenendo vergognosa la scusa legata al simbolo del Pd. Ricci ha sottolineato come la presenza del simbolo democratico in altri documenti non avesse mai creato problemi.
Alessandra Troncarelli ha ribadito che i diritti civili non dovrebbero essere strumentalizzati politicamente e ha criticato duramente il comportamento di chi si è astenuto dando indicazioni di governo che appaiono elusive.
Dall’altra parte, il vicesindaco Antoniozzi ha attaccato l’impostazione generale della mozione, definendola culturalmente sbagliata perché avrebbe caricato eccessivamente i servizi sociali, pur difendendo un’amministrazione che già opera per l’inclusione senza necessità di mozioni.
Melania Perazzini di Viterbo 2020 ha parlato invece di una politica eccessiva nella proposta. Il clima in consiglio, come osservato da più parti, è stato teso e ha mostrato una frattura consistente proprio su temi legati alla tutela e visibilità delle minoranze.
Implicazioni per la tutela dei diritti lgbt+ a viterbo
Il confronto acceso in consiglio comunale rivela una situazione complessa sul piano politico e sociale. La bocciatura della mozione del Pd non impedisce che la comunità Lgbt+ e le associazioni impegnate sul territorio continuino a proporre iniziative per sensibilizzare e prevenire discriminazioni.
A Viterbo, come in molte realtà italiane, il tema dei diritti civili si intreccia con scelte politiche e visioni differenti su come affrontare le questioni culturali. Questa vicenda evidenzia come l’approccio istituzionale verso la lotta all’omofobia possa essere influenzato da dinamiche interne ai gruppi politici.
Il dialogo tra amministrazione e associazioni resta dunque un punto centrale. La richiesta di un tavolo di confronto annuale, esplicitata nella mozione, rimane centrale per monitorare situazioni di discriminazione e programmare azioni concrete.
I fronti aperti sul tema indicano l’esistenza di resistenze ma anche di spazi per discutere strategie condivise, tenendo conto delle sensibilità di tutti i cittadini e della necessità di interventi che vadano oltre alla mera dichiarazione formale di intenti.