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Comune di acquapendente respinge la costruzione della diga da 56 metri nella valle del paglia tra Lazio e Umbria

Il Comune di Acquapendente respinge la costruzione di una diga nella valle del Paglia, evidenziando rischi ambientali e geologici, e promuovendo un dialogo con enti locali per soluzioni alternative.

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Il Comune di Acquapendente, insieme ad altri comuni, si oppone con forza alla costruzione di una diga nella valle del Paglia per rischi ambientali e geologici, chiedendo un dialogo aperto e soluzioni alternative più sostenibili. - Unita.tv

Il Comune di Acquapendente si è espresso con fermezza contro la proposta di costruire una diga alta 56 metri nella media valle del Paglia. La decisione nasce dal Documento di fattibilità delle alternative progettuali presentato dall’Autorità di Bacino per l’Appennino Centrale . Questo progetto interessa l’area intorno alla “stretta” di Torre Alfina, al confine tra Acquapendente nel Lazio e Allerona in Umbria. Il confronto tra le amministrazioni coinvolte ha mostrato tensioni e forti timori sull’impatto di tale opera.

La mozione unanime del consiglio comunale di acquapendente e il fronte comune con altri comuni

Il consiglio comunale di Acquapendente ha approvato all’unanimità una mozione con cui respinge la realizzazione della diga prevista dal progetto AUBAC. Il dispositivo esprime preoccupazioni serie sulla compatibilità ambientale e sulle conseguenze idrogeologiche che la diga potrebbe portare. Il documento non rimane isolato: anche i comuni vicini di Proceno , Allerona, Castel Viscardo e Orvieto condividono questa posizione e lavorano per promuovere azioni congiunte. L’obiettivo è impedire la realizzazione di interventi che possano alterare profondamente il territorio.

I membri del consiglio sottolineano la grande fragilità della zona, con rischi collegati alla geologia e all’equilibrio idrogeologico. L’invaso potrebbe contenere oltre 35 milioni di metri cubi d’acqua, quantità che aumenterebbe la vulnerabilità del territorio a frane e smottamenti. La questione passa anche per un tema ambientale visto che la zona custodisce biodiversità elevata con aree protette come la Riserva Naturale di Monte Rufeno e la Selva di Meana. La mozione chiede all’AUBAC di stabilire un dialogo costante e trasparente con enti locali, cittadini e associazioni, assicurando progetti che non danneggino il territorio.

Rischi geologici e ambientali legati alla realizzazione della diga

La fragilità geologica e idrogeologica della zona è centrale nelle critiche mosse alla proposta del bacino artificiale. La valle del Paglia ha caratteristiche che la rendono particolarmente esposta a frane, allagamenti e cedimenti. Un invaso di 35 milioni di metri cubi modifica drasticamente il regime idrico e la pressione sulle rocce e sul terreno. Questi cambiamenti possono attivare fenomeni franosi o destabilizzare falde acquifere, complicando ulteriormente la situazione locale.

Non si tratta solo di stabilità ma anche di conservazione. La zona è uno spazio naturale ricco di specie animali e vegetali, alcune delle quali rare o in via di estinzione. La Riserva di Monte Rufeno tutela un ecosistema prezioso mentre la Selva di Meana rappresenta uno dei rari boschi umidi tutelati. L’alterazione del corso fluviale provocherebbe danni al paesaggio e probabilmente all’habitat naturale. Questo mette in discussione l’efficacia ecologica degli interventi e spinge a ricercare soluzioni alternative meno invasive.

Il ruolo del contratto di fiume e il coinvolgimento degli enti toscani

Nel febbraio 2022 è stato sottoscritto un Contratto di fiume tra i comuni interessati e la Regione Lazio per la gestione condivisa del Paglia. Questo accordo impegna i firmatari a preservare la qualità e la stabilità del corso d’acqua attraverso azioni coordinate. Secondo il Comune di Acquapendente, questo documento non è stato adeguatamente considerato nei progetti dell’AUBAC, che invece prende la via più impattante con la diga.

Da segnalare un’altra criticità: l’esclusione degli enti e dei comuni toscani lungo il tratto della sorgente a Abbadia San Salvatore. Questi territori non sono stati coinvolti nel dibattito nonostante ricadano nella rete fluviale del Paglia. La richiesta è dunque di allargare il campo delle consultazioni per valutare ogni intervento di regimazione delle acque, come vasche di espansione o bacini laterali. Questi strumenti sarebbero più mirati a gestire alluvioni e periodi di siccità senza compromettere l’equilibrio del fiume.

Il dibattito pubblico e le richieste del comune di acquapendente

L’autorità di bacino ha organizzato un dibattito pubblico per confrontare le diverse opzioni previste nello studio di fattibilità. I partecipanti hanno espresso molte perplessità e rifiuti netti all’idea della diga. Alcuni punti nei documenti non sono stati chiariti e restano aperte domande sul reale impatto dell’opera e la sua sostenibilità nel tempo. Il Comune di Acquapendente chiede che l’AUBAC accolga queste critiche e vada verso una collaborazione più stretta con le comunità locali.

I cittadini, le associazioni ambientaliste e le amministrazioni puntano a coinvolgere tutto il territorio interessato con un percorso di co-progettazione. Questo permetterebbe di valutare soluzioni alternative condivise, senza imporre interventi dannosi o calati dall’alto. Il dialogo aperto vorrebbe evitare errori in un’area delicata e tutelare risorse naturali e qualità di vita per le persone. Il tema resta al centro dell’attenzione pubblica e potrebbe segnare il futuro gestione del fiume Paglia tra Lazio, Umbria e Toscana.