Archiviato il caso del presunto falso medico di valentano denunciato nel 2023
Il giovane di 23 anni di Valentano accusato di esercizio abusivo della medicina è stato scagionato grazie all’archiviazione delle accuse, mentre tre medici sono stati denunciati per concorso nel reato.

Il caso del 23enne di Valentano accusato di esercitare abusivamente la professione medica si è concluso con l’archiviazione delle accuse, confermando che non ha svolto visite mediche in autonomia. - Unita.tv
Il caso del giovane di 23 anni di Valentano accusato di esercitare illegalmente la professione medica si è chiuso con l’archiviazione delle accuse. Il ragazzo era stato denunciato nell’aprile del 2023 dopo essere stato ritenuto responsabile di aver svolto visite, somministrato iniezioni e praticato terapie senza possedere la qualifica di medico. Tre medici reali furono coinvolti nella vicenda per avergli consentito di operare in ambito sanitario. La vicenda si è svolta tra gennaio 2023 e febbraio 2024, suscitando preoccupazioni e dubbi sulla sicurezza dei pazienti.
Le accuse contro il 23enne di valentano e il presunto esercizio abusivo della medicina
Secondo l’accusa, il giovane avrebbe operato in campo medico senza essere iscritto all’albo dei dottori. A quanto emerso dalle indagini dei carabinieri di Capodimonte, avrebbe effettuato visite ambulatoriali e domiciliari, praticato iniezioni e somministrato altre terapie. Le prestazioni sarebbero riservate esclusivamente al personale medico sanitario abilitato. I pazienti, ignari dell’assenza di una qualifica medica, si sarebbero affidati alle sue cure, esponendosi a rischi.
L’accusa si basava sull’ipotesi che il ragazzo avesse simulato di essere un medico in servizio presso la guardia medica locale. I carabinieri hanno annotato che il giovane avrebbe agito con il consenso e la complicità di tre medici reali, denunciati a loro volta per concorso nel reato. Secondo quanto emerso, quei professionisti, pur sapendo che non era un medico o uno studente di medicina, avrebbero permesso all’individuo di svolgere attività riservate solo a personale sanitario qualificato.
La versione del 23enne e le qualifiche di operatore di primo soccorso
Il 23enne si è difeso soprattutto attraverso il suo avvocato, Roberto Fava, sostenendo di non essersi mai presentato come medico. Ha spiegato di essere un operatore di primo soccorso e di aver accompagnato medici di guardia durante i loro interventi, principalmente per aiutarli a orientarsi nei paesi e indirizzi della zona servita. Ha sottolineato di aver frequentato corsi e acquisito competenze sanitarie nell’ambito del volontariato, tra cui certificazioni di blsd sanitario, trasporto sanitario, soccorso in ambulanza e operatore socio sanitario.
L’avvocato ha chiarito che il 23enne non ha mai effettuato visite mediche in autonomia né eseguito le attività tipiche riservate ai dottori. Ha anche precisato che il cliente non ricorda di essere stato presente durante le visite dei medici che lo accompagnava, definendo la vicenda un grosso equivoco. Con una memoria difensiva, Fava ha provato a ricostruire la posizione del ragazzo. Il pubblico ministero Paola Conti ha poi condiviso la linea difensiva, chiedendo l’archiviazione del caso.
L’inchiesta sui medici e le accuse di concorso nel reato
I tre medici accusati hanno subito denunce a piede libero per aver permesso al giovane di svolgere mansioni mediche senza abilitazione. Le forze dell’ordine hanno puntualizzato che, pur consapevoli della situazione del ragazzo, hanno lasciato che operasse nella loro area di competenza. Questo atteggiamento ha sollevato critiche, vista la natura delle attività svolte, che richiedono precise qualifiche e autorizzazioni.
L’indagine ha evidenziato l’importanza di vigilare sul rispetto delle normative sanitarie e di non sottovalutare la salute dei cittadini. I medici coinvolti dovranno rispondere al giudice della loro responsabilità nel facilitare un’attività non autorizzata. Le accuse sono fondate sul fatto che la presenza di personale non qualificato mette a rischio i pazienti e viola le leggi italiane che regolano la professione medica.
La presunzione di innocenza nel diritto penale italiano e la fine del procedimento
Il sistema giuridico italiano si basa sulla presunzione di innocenza, sancita dall’articolo 27 della Costituzione. Questo principio stabilisce che nessuno è considerato colpevole prima della condanna definitiva. Nel caso del giovane di Valentano, la richiesta del pubblico ministero e il conseguente provvedimento di archiviazione testimoniano questa tutela. Nonostante la denuncia e le indagini, il giovane non ha subito condanne e risulta estraneo alle accuse di esercizio abusivo della medicina.
L’azione della magistratura si è basata su elementi concreti raccolti, ma alla fine non ha trovato riscontri tali da giustificare l’imputazione. La vicenda ha attirato attenzione per la delicatezza delle accuse e l’impatto sulla comunità locale, ma si è chiusa con una decisione netta della giustizia. Le indagini e le denunce ai carabinieri hanno fatto emergere la complessità del caso e hanno permesso di chiarire responsabilità e fatti reali.