Il calendario fitto del calcio tra rischio infortuni e calo di spettacolo: parla carlo ancelotti
Carlo Ancelotti, ct del Brasile, evidenzia le preoccupazioni legate al calendario calcistico 2025, che aumenta il rischio di infortuni e compromette la qualità del gioco e la preparazione degli allenatori.

Carlo Ancelotti denuncia l’eccessiva intensità del calendario calcistico 2025, che mette a rischio la salute dei giocatori e la qualità del gioco, attribuendo la responsabilità a FIFA, UEFA e leghe per la mancata gestione coordinata degli impegni. - Unita.tv
Il calendario calcistico del 2025 presenta un’intensità crescente che solleva preoccupazioni sulla salute dei giocatori e la qualità dello spettacolo offerto. Carlo Ancelotti, attuale ct del Brasile, ha illustrato la situazione durante l’evento “Passione in campo” a Reggio Emilia, evidenziando le difficoltà legate a impegni ravvicinati e la carenza di tempi di recupero. Questi problemi si riflettono su atleti, allenatori e sulle dinamiche di gioco.
I rischi del calendario intenso per i giocatori
Carlo Ancelotti ha sottolineato che l’aumento delle partite durante l’anno alimenta il rischio di infortuni. Un particolare riferimento è stato fatto ai nuovi format come la Champions League e il mondiale per club, appuntamenti che si sovrappongono alle ferie dei calciatori d’alta fascia. Questa sovrapposizione riduce il tempo a disposizione per il riposo e la preparazione fisica, esponendo gli atleti a un carico eccessivo.
Il ct brasiliano ha spiegato che l’intensità del gioco ha subito un’importante evoluzione: oggi, ogni giocatore compie molti più scatti rispetto a dieci anni fa. Questo sforzo maggiore impone una maggiore attenzione al recupero e alla prevenzione delle lesioni muscolari, che sono ormai all’ordine del giorno nei calendari congestionati. Le continue trasferte e gare ravvicinate impediscono un adeguato filtro di pause e cura, aumentando così il tasso di infortuni.
Il legame tra riposo e performance
Inoltre, la diminuzione dei tempi di riposo comporta la difficoltà nel mantenere alte le performance atletiche. Ciò significa che i calciatori non sempre riescono a esprimere il loro massimo potenziale in ogni partita, con conseguenze dirette sulla qualità del gioco e sulla resa fisica. Questo fenomeno crea un circolo vizioso in cui stress fisico e prestazioni si influenzano reciprocamente.
Le difficoltà per gli allenatori tra preparazione e carenza di allenamenti sul campo
Il calendario fitto impatta anche sul lavoro degli allenatori, come ha illustrato Ancelotti. Secondo lui, la mancanza di tempo per allenare realmente la squadra ha trasformato molte sedute in momenti dedicati quasi esclusivamente all’analisi video, togliendo spazio alla pratica sul campo. Questo cambiamento limita la possibilità di affinare schemi e tattiche attraverso l’esercizio diretto.
La preparazione delle partite si è spostata verso strumenti digitali, ma senza attività concrete e ripetute, diventa più complicato per i giocatori assimilare e mettere in pratica indicazioni complesse o modifiche tattiche. Questo influisce sul gioco, generando scenari meno fluidi o più prevedibili nei match ufficiali, con effetti negativi sull’appeal dello spettacolo.
Confronto con il passato
L’esperienza di Ancelotti evidenzia un contrasto netto rispetto al passato. Dieci anni fa, nonostante si giocasse molto, le frequenze e l’intensità erano diverse. Ora, il carico fisico richiesto ha superato un limite, riducendo il tempo utile alla preparazione approfondita che consente di saltare sul campo con lucidità mentale.
Strategie di gestione del carico e riposo per contenere lo stress atletico
Per mitigare la pressione sulle gambe e la mente dei suoi giocatori, Ancelotti applica una strategia che prevede un giorno di riposo assoluto quando possibile. Il ct spiega che spesso, dopo le partite, gli allenatori propongono sessioni di lavoro a bassa intensità, come la piscina o la bici. Eppure, Ancelotti ha osservato che un giorno trascorso a casa, con la famiglia o in tranquillità, offre un recupero più efficace a chi ha giocato.
Il problema diventa la gestione equilibrata tra i calciatori che sono scesi in campo e quelli che invece si allenano. Favorire alcuni a discapito di altri creerebbe disparità. Per questo motivo, il tecnico opta per la concessione del riposo anche a chi non ha preso parte alla partita, pensando che un giorno di pausa generale possa migliorare il recupero collettivo.
Questa scelta suggerisce un approccio più umano e pragmatico alla gestione dello stress fisico, andando oltre le tradizionali teorie di allenamento. Ancelotti punta su un equilibrio tra fatica e pausa, anche se il calendario resta un nemico difficile da fronteggiare.
Responsabilità di fifa, uefa e leghe nella gestione dei calendari
Secondo l’allenatore italiano, la causa principale dell’accumulo di impegni non è nelle mani di allenatori o giocatori, ma nelle decisioni delle organizzazioni calcistiche internazionali. Fifa, Uefa, leghe nazionali e federazioni prendono accordi che poi si riflettono direttamente sul calendario, spesso senza concertare soluzioni condivise.
Questa mancanza di intesa rende praticamente impossibile trovare una programmazione che riesca a garantire qualità e salute. L’attuale struttura del calcio mondiale appare frammentata, con troppi appuntamenti disposti senza un coordinamento efficace e senza tenere conto dei carichi che gravano su atleti e squadre.
Ancelotti indica dunque un problema di governance, dove l’interesse economico e mediatico contrasta con le esigenze fisiche di tutti gli attori coinvolti. Senza una revisione dei modelli attuali, i rischi che si stanno osservando rischiano di diventare sempre più gravi, impattando negativamente sullo sport e sulla sua attrattiva nel lungo periodo.