Studio italo-tedesco svela nuovi meccanismi di resistenza ai farmaci nei tumori della testa e del collo
Una ricerca congiunta tra l’istituto nazionale tumori Regina Elena di Roma e l’ospedale universitario Charité di Berlino identifica meccanismi non genetici della resistenza nel carcinoma della testa e del collo, aprendo a nuove terapie.

Una collaborazione tra l’Istituto Regina Elena di Roma e l’ospedale Charité di Berlino ha scoperto un meccanismo non genetico alla base della resistenza ai farmaci nel carcinoma della testa e del collo, aprendo la strada a nuove terapie combinate più efficaci. - Unita.tv
Una collaborazione tra l’istituto nazionale tumori Regina Elena di Roma e l’ospedale universitario Charité di Berlino ha prodotto un risultato importante sul carcinoma della testa e del collo, una delle neoplasie a più alta incidenza e difficoltà terapeutica. Lo studio, pubblicato su Drug Resistance Update, apre nuove piste contro le forme resistenti ai farmaci e potrebbe cambiare il modo in cui si gestiscono queste malattie, che colpiscono bocca, gola e laringe.
Il carcinoma della testa e del collo e le sfide attuali nelle terapie
Il carcinoma della testa e del collo riguarda principalmente tessuti come il cavo orale, la faringe e la laringe. In Italia, ogni anno si contano circa 10.000 nuovi casi, per lo più carcinomi squamocellulari che colpiscono prevalentemente uomini, circa il 70% delle diagnosi. Questi tumori restano pericolosi soprattutto per la loro tendenza a recidivare e per la sopravvivenza limitata a 5 anni in molti casi.
Nonostante i progressi nella cura dei tumori primari di questa zona, il problema rimane la gestione delle resistenze ai trattamenti e la progressione metastatica. La difficoltà sta nel fatto che il tumore può sopravvivere e crescere anche quando i farmaci tentano di bloccarlo, rendendo inefficaci molte terapie mirate.
Il meccanismo non genetico alla base della resistenza
Il lavoro del team scientifico ha identificato un meccanismo “non genetico” che permette al tumore di evitare l’effetto di certi farmaci mirati, soprattutto gli inibitori di PI3Kα come l’alpelisib. Questo meccanismo riguarda i microRNA, molecole molto piccole che influenzano l’attività dei geni senza modificare direttamente il DNA.
In pratica, questi microRNA spengono la funzione di PTEN, una proteina che agisce come freno naturale alla crescita tumorale. Così il tumore, invece di alterare il suo codice genetico, modifica il modo in cui le sue cellule leggono e usano quel codice. È come se fosse cambiata la centralina del motore e non la strada seguita.
Il ruolo di plk1 e le prospettive di nuove terapie combinate
Questa disattivazione di PTEN apre la strada a un altro fattore importante, la proteina PLK1, che aiuta il tumore a continuare a sopravvivere anche in presenza del farmaco. La ricerca ha dimostrato che bloccare PLK1, con molecole sperimentali, riduce significativamente la vitalità delle cellule tumorali resistenti.
Ciò fa pensare a una strategia di trattamento che unisca inibitori di PI3Kα e PLK1, superando così le resistenze emerse. In laboratorio, questa combinazione ha mostrato risultati promettenti e potrebbe rappresentare una nuova opzione per pazienti con tumori difficili da trattare.
Il contributo scientifico e le dichiarazioni dei ricercatori
Lo studio è stato condotto da un gruppo multidisciplinare dell’istituto Regina Elena sotto la guida di Giovanni Blandino, direttore scientifico f.f., con il sostegno di Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro. Blandino ha sottolineato come “i meccanismi di resistenza vanno al di là delle mutazioni genetiche canoniche, coinvolgendo reti molecolari complesse ancora da esplorare.”
Claudio Pulito, ricercatore IRE, ha evidenziato che “spesso i tumori sfuggono ai farmaci modificando la regolazione genica, più che cambiando i geni stessi. Comprendere questi cambiamenti permette di sviluppare trattamenti più precisi, capaci di affrontare queste differenze.”
Konrad Klinghammer, dell’università di Berlino, ha aggiunto che “questo tipo di ricerche aiuta a chiarire i meccanismi che determinano la malattia e la sua resistenza, aprendo la strada a strategie terapeutiche nuove e mirate per chi lotta contro i tumori della testa e del collo.”