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Nuovo caso di stalking di vicinato a Ronciglione: 33enne a processo per atti persecutori

Un uomo di 33 anni di Ronciglione è accusato di stalking nei confronti di due vicine, con episodi che hanno generato ansia e paura, portando il caso in tribunale a Viterbo.

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Un uomo di 33 anni di Ronciglione è stato processato a Viterbo per stalking di vicinato durante il lockdown 2020, accusato di molestie e minacce verso due vicine, in un contesto di crescente tensione nel piccolo centro. - Unita.tv

Un episodio di stalking “di vicinato” ha portato un uomo di 33 anni di Ronciglione davanti al tribunale penale di Viterbo. Si tratta del terzo caso simile che approda in tribunale in poche settimane, segnalando un fenomeno che coinvolge residenti nel piccolo centro dei Cimini, vicino al lago di Vico. La vicenda risale al periodo di lockdown del 2020, quando il giovane, allora 28enne, è stato denunciato da due abitanti del quartiere per presunte molestie e minacce.

Contesto del procedimento e protagonisti del caso

L’atto persecutorio contestato riguarda due donne che vivevano vicino al 33enne, una di 45 anni, ancora in vita, e l’altra di 73 anni, che nel frattempo è deceduta. La denuncia è stata presentata il 23 maggio del 2020, in pieno lockdown, periodo in cui molte persone erano costrette a rimanere in casa e i rapporti di vicinato si sono spesso incrinati. Sul caso hanno indagato i carabinieri di Viterbo, coordinati dal pubblico ministero Michele Adragna. Le indagini hanno rivelato che il giovane era già noto per comportamenti analoghi, tanto da attribuirgli l’aggravante della recidiva infraquinquennale.

L’uomo è difeso dall’avvocato Luigi Mancini e comparirà davanti al giudice Daniela Rispoli. L’accusa riguarda presunte molestie e minacce ripetute che, secondo l’accusa, avrebbero causato alle vittime uno stato prolungato di ansia e paura. Le condotte contestate sarebbero consistite soprattutto in minacce verbali e offese, tali da compromettere il normale svolgimento delle attività quotidiane delle due donne.

Dettagli delle accuse e condotte contestate

Le accuse di stalking riguardano una serie di episodi che avrebbero influito negativamente sulla tranquillità delle due donne. Secondo quanto emerge dall’inchiesta, il 33enne avrebbe ripetutamente molesto e minacciato le vicine, creando un clima di tensione nel quartiere. La procura sottolinea che i comportamenti persecutori hanno generato nelle parti offese un fondato timore per la loro sicurezza personale e le hanno costrette a modificare le loro abitudini di vita.

Le indagini hanno mostrato che le molestie si sono manifestate in varie forme, tra cui minacce verbali offensive e condotte intimidatorie reiterate. La gravità risiede anche nel fatto che uno dei vicini aveva già precedenti simili, il che ha aggravato la posizione legale del giovane davanti al tribunale. Il racconto di chi ha presentato denuncia punta su episodi continui e alla lunga dilaganti, capaci di destabilizzare emotivamente le persone coinvolte.

Confronto con casi recenti di stalking nello stesso territorio

Non si tratta di un caso isolato a Ronciglione. Negli ultimi tempi, altri procedimenti per stalking di vicinato hanno attirato l’attenzione della giustizia locale. Tra i reclami più frequenti figurano minacce di morte pronunciate anche per situazioni banali, come tirare lo sciacquone, e atti di disturbo che includono comportamenti come lasciare feci umane nel giardino dei vicini. Questi episodi indicano una crescente tensione nei rapporti tra abitanti della zona.

Le sentenze già emesse in casi analoghi hanno dimostrato che il sistema giudiziario è attento a valutare con rigore i dettagli delle molestie, distinguendo tra azioni veramente persecutorie e semplici disturbi di vicinato. Nel caso citato, ad esempio, è stato escluso lo stalking ma confermate alcune molestie con relative condanne. Questi precedenti fanno comprendere come il tribunale stia affrontando con serietà fenomeni che impattano sulla vita quotidiana delle comunità locali.

Il principio della presunzione di innocenza nel procedimento penale

Nel corso del processo, l’imputato mantiene la presunzione di innocenza come stabilito dall’articolo 27 della Costituzione italiana. Ciò significa che non può essere considerato colpevole prima della sentenza definitiva. Questo principio garantisce che ogni accusa venga valutata in modo equo, proteggendo i diritti di entrambe le parti.

Il procedimento mira a chiarire i fatti e a stabilire se le condotte contestate configurino effettivamente atti persecutori, oppure se rientrino in altri profili legali. Il tribunale di Viterbo affronterà la vicenda con attenzione ai dettagli raccolti durante le indagini, valutando testimonianze, prove e la ricostruzione degli eventi prima di emettere un verdetto.

Il ritorno in aula per questo caso conferma l’attenzione della magistratura verso fenomeni di vicinato che possono degenerare in forme di stalking, mettendo a dura prova la convivenza civile. L’evoluzione del dibattimento sarà riferita nei prossimi aggiornamenti, così da seguire gli sviluppi di una vicenda che ha già acceso il dibattito locale sui limiti della sicurezza domestica.