Civita Castellana, inaugurazione mostra “Il ciclo della vita, nascere e rinascere in Etruria e non solo”.
Al via al Forte Sangallo, in veste rinnovata, l’esposizione sulla ricostruzione della storia della vita in tutte le sue fasi, tra archeologia, storia della medicina e scienza medica, dall’antichità all’attualità
Civita Castellana – Sabato 18 dicembre alle ore 11,00, presso il Forte Sangallo, all’interno della sala che un tempo fu la cappella dell’appartamento papale di Alessandro VI Borgia, verrà inaugurata la mostra “Il ciclo della vita – Nascere e rinascere in Etruria e non solo…”. Un ambizioso progetto di costruzione e ricostruzione della storia della vita, in ogni sua fase, fin dalle origini, patrocinato dal comune di Civita Castellana, proposto, costruito e realizzato da La Sapienza Università di Roma e Fondazione San Camillo-Forlanini in collaborazione con la Direzione Regionale Musei Lazio.
Il progetto segue una precedente edizione – realizzata nel 2019 al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia – e viene ora riproposto in una versione rinnovata, voluta dal sindaco insieme alla sua amministrazione, per ambientarla nella fortezza rinascimentale della sua città. A presentare l’apertura ufficiale di questa esposizione, che resterà visitabile al pubblico fino al 27 marzo 2022, il sindaco Luca Giampieri, il presidente della Direzione Regionale Musei Lazio, Stefano Petrocchi e il presidente della Fondazione “San Camillo-Forlanini”, Eugenio Santoro. A fare gli onori di casa, naturalmente, la direttrice del museo archeologico dell’Agro Falisco-Forte Sangallo, Sara De Angelis. Perfettamente calzante con il tema trattato la citazione di Pablo Neruda selezionata come slogan per l’iniziativa: “Nascere non basta. È per rinascere che siamo nati. Ogni giorno”.
Il tema dell’esposizione è la vita e tutte le sue fasi, dall’antichità. Il filo conduttore è l’intreccio tra mondo etrusco-italico e attualità. Due poli estremi del percorso dell’esistenza – la nascita e la morte – che si saldano nel tema eterno della sconfitta della malattia e della vecchiaia. Gli esseri viventi nascono, si nutrono, crescono, si possono riprodurre e infine muoiono: è il ciclo della vita, che si ripete all’infinito da che esiste il mondo. Il processo naturale si intreccia a quello sociale e, nell’intervallo tra la nascita e la morte, ogni individuo affronta la transizione da una fase all’altra con modalità diverse, a seconda del contesto storico nel quale vive. Mentre i Greci e i Romani hanno lasciato scritti di filosofia, di medicina e di diritto, non così è stato con gli Etruschi. Le testimonianze archeologiche dicono, in ogni caso, che i passaggi fisiologici erano percepiti dalle genti dell’Italia antica come talmente importanti da essere posti sotto la protezione degli dei e sanciti da riti e cerimonie. Il percorso museale offre un’ampia prospettiva che permette di spaziare tra archeologia, storia della medicina e scienza medica, dall’antichità fino ai nostri tempi. Frutto di numerose ricerche e studi interdisciplinari, iniziati dal 2018, tra Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Fondazione “San Camillo-Forlanini” di Roma, Museo di Storia della Medicina e Polo museale dell’Università “Sapienza” di Roma.
Il tema trattato è in linea con le forme della religiosità degli Etruschi e delle popolazioni vicine, come i Falisci. Antichi abitanti della città e del suo territorio, ai quali è dedicato il museo del Forte Sangallo. Popolazioni per le quali erano fondamentali la fecondità dei suoli e la fertilità umana per garantire la sopravvivenza della specie. Ce lo raccontano chiaramente i doni offerti alle divinità che presiedevano alle nozze e alla fertilità femminile e maschile, sollecitate e favorite dal coinvolgimento dell’eros. Proteggevano la maternità in tutte le sue fasi, dal momento del concepimento alla crescita dei figli. Queste offerte non dipingono però solo uno spaccato di vita sociale. Attraverso l’analisi delle testimonianze archeologiche è possibile dedurre infatti quali fossero le conoscenze e le pratiche degli Etruschi in quest’ambito. Basti pensare alla variegata gamma delle rappresentazioni degli uteri in terracotta per rendersi conto dell’attenzione riservata al tema della natalità. Attraverso pillole di storie tratte dal mito e proiettate nell’immaginario delle genti etrusche fin dal VII secolo a.C. si può inoltre comprendere come la naturale tendenza dell’uomo verso la sconfitta della malattia, della vecchiaia e della morte stessa non sia un tema esclusivo dei nostri giorni caratterizzati da un’evoluzione tecnologica continua e da nuove frontiere della vita, quali i trapianti d’organo e la chirurgia plastico-ricostruttiva. Prestigiosi vasi destinati al consumo del vino nei banchetti aristocratici dell’etrusca Caere raccontano i vani sortilegi della maga Medea per soddisfare il sogno dell’eterna giovinezza e l’impossibilità del possente Eracle di sconfiggere la vecchiaia. E narrano anche, non solo in Etruria, dell’immortalità raggiunta da Arianna attraverso la fedeltà dell’amore coniugale di Dioniso o dallo stesso Eracle quale premio per il suo spendersi contro il male a favore dell’umanità.